credito
crédito s. m. [dal lat. credĭtum, part. pass. neutro di credĕre «affidare, credere»; propr. «cosa affidata»]. – 1. a. Solo al sing., il credere, l’esser creduto, nelle locuz. avere c., trovare c., esser creduto, dar c., credere; negare c., non credere; meritare o avere c., essere degno d’esser creduto, e sim.: le sue parole non hanno c.; la notizia merita ogni credito. b. Solo al sing., pubblica fiducia e considerazione: riscuotere c., essere molto stimato; perdere c., perdere la stima e la considerazione altrui; levare il c. a qualcuno, non stimarlo più; sono arrivati a dire che il gran cancelliere è un vecchio rimbambito, per levargli il c., e comandar loro soli (Manzoni); fare credito a qualcuno, fidarsene, avere fiducia in lui. Anche con riferimento a ditte commerciali che riscuotono il favore del pubblico, di merci che sono molto richieste e sim.: è un negozio che gode grande c.; prodotti che acquistano credito. In partic., fiducia nella solvibilità di una persona o di un’impresa: è un industriale che ha molto credito. c. Nel linguaggio scolastico e universitario, competenza maturata dallo studente nelle varie materie di studio (sul modello dell’ingl. credit): avere un numero sufficiente di crediti per aspirare a una borsa di studio; c. scolastici, quelli acquisiti complessivamente dall’allievo negli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore e che dovranno essere sommati, per l’assegnazione del voto finale di maturità, al punteggio ottenuto nelle prove previste dall’esame di stato; c. formativi, quelli riconosciuti all’allievo per l’esperienza maturata (all’interno o all’esterno della scuola) in una determinata disciplina o in un certo settore professionale e che vanno ad aggiungersi ai crediti scolastici. 2. a. Operazione e rapporto di scambio in cui le due prestazioni sono separate nel tempo, e consistente in genere nella cessione attuale di una somma di denaro da parte del creditore contro la promessa da parte del debitore di controprestazione futura, a scadenza determinata o indeterminata, di altra somma di denaro (in genere superiore alla prima di una percentuale corrispondente all’interesse), oppure nella fornitura di merci con dilazione di pagamento, con vendita a rate, ecc. (in genere a prezzi superiori di quelli in contanti): aprire un c. a qualcuno, dargli facoltà di prelevare denaro fino a una somma stabilita, prefissando il tempo e le modalità della restituzione; c. in bianco, concesso da una banca senza speciali garanzie; dare qualcosa a c., dare merci concedendo una dilazione per il pagamento con o senza garanzia; prendere, comprare, vendere a c., con pagamento dilazionato (contr. di a o in contanti); frequente nell’uso com. la locuz. fare credito, fornire merci o generi di consumo o altre prestazioni a pagamento dilazionato: non si fa c. a nessuno; non trova più nessuno che gli faccia credito. Secondo l’ambito in cui agisce: c. mercantile o di fornitura, dilazione di pagamento concessa dai fornitori agli acquirenti; c. d’esercizio, destinato al temporaneo rafforzamento dei fondi d’esercizio dell’impresa o del soggetto che lo richiede; c. d’investimento, concesso per l’acquisto di macchinarî o altri impianti; c. all’esportazione, accordato per finanziare forniture destinate all’esportazione; c. ipotecario, garantito mediante l’accensione di una ipoteca a favore del creditore; c. a medio termine, concesso per una durata non superiore ai dieci anni; c. di corriere, quello, a brevissima scadenza, attivato tra due banche corrispondenti; c. ferroviario, dilazione nel pagamento delle spese di trasporto concessa dalle amministrazioni ferroviarie ai loro principali utenti; inoltre: c. privato, pubblico, mobiliare, immobiliare, industriale, fondiario, edilizio, agrario, ecc. b. Il diritto, già scaduto o ancora da scadere, di pretendere dal debitore il pagamento di una somma di denaro, o di pretendere l’adempimento di una prestazione di carattere patrimoniale; anche la somma stessa: avere un c.; essere, rimanere in c.; esigere, riscuotere un c.; con questa accezione, è usato anche il plur.: avere molti c.; riscuotere i c. scaduti. c. Locuz. varie con sign. specifico: carta di credito (traduz. dell’ingl. credit card), tessera d’identità, rilasciata generalmente da banche o da altre organizzazioni, che consente al titolare di ottenere, presso operatori economici convenzionati (alberghi, ristoranti, supermercati, importanti esercizî di vendita, ecc.), beni o servizî rinviandone il pagamento a fine mese o al ricevimento del conto globale. Certificato di c., documento che prova l’esistenza di un diritto di credito; in partic. il documento, avente valore di titolo esecutivo, rilasciato dal Comitato direttivo degli agenti di cambio con l’attestazione del credito risultante a carico della parte inadempiente di un contratto di borsa per cui il Comitato abbia proceduto ad esecuzione coattiva. Istituto di c., in genere sinon. di banca, in quanto questa svolge una funzione di intermediazione nel credito, facilitando la raccolta del risparmio e la sua distribuzione. Lettera di c., documento scritto dalla banca accreditante al beneficiario del credito e contenente la conferma dell’impegno assunto dalla banca, su richiesta dell’accreditato, di pagare o accettare, entro i limiti convenuti, le tratte documentate o libere che il beneficiario spiccherà a regolamento dell’operazione di vendita che è alla base della richiesta di credito. Linea di c., il fido o la concessione di credito fatta dalla banca a un cliente. Partita di c., ogni credito di qualsiasi origine iscritto nei libri di un’azienda, sotto diversa denominazione, del quale si attenda il recupero. Titolo di c., documento in cui è incorporato un credito (v. titolo). ◆ Dim. e spreg. creditùccio, piccola somma di cui si è in credito.