crepuscolo
crepùscolo s. m. [dal lat. crepuscŭlum, der. di creper «alquanto buio»]. – 1. La luminosità del cielo a oriente prima del sorgere del Sole (sinon. in questo caso di alba o aurora) e a occidente dopo il tramonto, accompagnata da cambiamenti di colore prodotti dalla diffusione e diffrazione dei raggi solari, nel loro passare attraverso gli strati bassi dell’atmosfera, dove il vapore acqueo e il pulviscolo sono più abbondanti; si distinguono in genere un c. civile, un c. nautico e un c. astronomico, che hanno inizio e finiscono quando il Sole è sotto l’orizzonte, rispettivamente, di 6° (si vedono solo le stelle più luminose), 12° e 18° (compaiono, o scompaiono, le prime, o le ultime, luci del giorno); alle nostre latitudini, la durata dei crepuscoli astronomici mattutino e serale, che sono quelli meglio percepiti, varia leggermente durante l’anno ed è in media di circa mezz’ora. 2. estens. a. Il tempo, l’ora del crepuscolo, in partic. di quello serale: mettersi in cammino al crepuscolo. b. fig. La fase iniziale o declinante di un fatto: nel c. estremo del medio evo o nel c. mattutino del rinascimento (Carducci). Più spesso, nell’uso com., tramonto, termine, fine: il c. della vita; nel c. de i sensi Tra le due vite al re davanti corse Una miranda visïon (Carducci); c. degli dei, espressione che, nella mitologia nordica (e come titolo di un’opera di R. Wagner, in ted. Götterdämmerung), indica la fine del mondo.