criminale
agg. e s. m. e f. [dal lat. tardo criminalis, der. di crimen -mĭnis «delitto»]. – 1. agg. a. Che concerne i delitti; è in genere sinon. di penale (di cui è peraltro meno com. nell’uso giuridico moderno): tribunale, processo, azione c.; diritto, materia c.; cause c.; giudice c.; antropologia, psicologia, sociologia c.; politica c., attività intesa al perfezionamento della legislazione criminale; manicomio c., istituto di ricovero per malati di mente resisi colpevoli di gravi delitti, oggi designato come ospedale psichiatrico giudiziario; pene c., denominazione che, nell’abrogato codice penale, comprendeva la pena di morte, l’ergastolo e la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni. Con uso sostantivato, la materia, la scienza, la giurisdizione penale: si vedrà se convenga più di tenerlo a segno con le protezioni, o trovar qualche modo d’attaccarlo noi in criminale (Manzoni). b. Criminoso: tendenze c.; atti criminali. In psicologia sociale, comportamento c., quello di certi individui che, respingendo ogni processo di socializzazione, violano le leggi accettate dal gruppo sociale cui appartengono. 2. s. m. e f. Colpevole di delitti gravi, delinquente: la punizione dei c.; è una vera c.; c. di guerra, reo di crimini di guerra, chi cioè abusa dello stato di guerra per commettere gravi atrocità. Nell’uso corrente, ha spesso uso generico: questi automobilisti corrono come pazzi, sono dei veri criminali. ◆ Avv. criminalménte, per via penale, di fronte a un tribunale penale: procedere criminalmente.