croce
cróce s. f. [lat. crux crŭcis]. – 1. a. Strumento di pena in uso presso gli antichi, in partic. presso i Romani, costituito da un palo infisso nel suolo o, nella forma più tradizionale (ma non più antica), da due legni, uno orizzontale l’altro verticale, posti trasversalmente; su di esso venivano legati e inchiodati i condannati, spec. schiavi, e vi erano lasciati morire: il supplizio della c.; condannare alla c.; stendere in c.; legare, inchiodare in c.; mettere qualcuno in c., anche fig., tormentarlo. b. Per antonomasia, quella su cui fu inchiodato e sofferse la morte Gesù Cristo: Gesù confitto in c.; Gesù morto in c., e la morte di Gesù sulla c.; la deposizione dalla c.; la raffigurazione (in pittura o scultura) di Cristo in c.; per la c. di nostro Signore!, esclam. pop. di supplica; alla c. di Dio!, antica formula di giuramento o d’imprecazione. È assunta quale simbolo della redenzione e della fede cristiana; con questo sign. nelle locuz. fig. adorare la c.; abbracciare la c. (convertirsi al cristianesimo); deporre ai piedi della c. i proprî dolori. c. fig. Dolore, tormento, tribolazione: tutti hanno la loro c.; ci mancava quest’altra c.!; quel figlio è una c. per i suoi poveri genitori; portare la c., soffrire. 2. a. Qualsiasi riproduzione della croce di Cristo in legno, metallo, avorio o altro, con o senza l’immagine di Gesù crocifisso, e in partic. quelle che si collocano sugli altari delle chiese, sopra le sepolture, quella che in cima a un’asta viene portata dal crocifero nelle processioni (c. processionale), nelle esequie, ecc.; prov., non si può cantare e portar la c., non si può attendere a due cose diverse contemporaneamente; c. pettorale, quella, d’oro o di metallo dorato, portata dai vescovi sul petto. b. Con riferimento alla croce come insegna dei crociati: prendere la c., farsi crociato; predicare la c., predicare la crociata; in senso fig., gridare o bandire la c. addosso a qualcuno (cfr. la locuz. dello stesso sign., ma meno com., gridare la crociata addosso a qualcuno), dirne male pubblicamente, provocargli contro odio e persecuzione: contro a’ preti, li quali sopra le nostre mogli hanno bandita la c. (Boccaccio). c. Il segno che fa il sacerdote quando benedice, tagliando l’aria con la mano destra prima dall’alto in basso e poi da sinistra a destra; il segno che fanno i cattolici portando la mano destra alla fronte, al petto, alla spalla sinistra e a quella destra: farsi la c., farsi il segno della croce. 3. Segno grafico a forma di croce, costituito cioè da due linee intersecantisi, usato in varî contesti: a. Crocesegno usato dagli analfabeti in luogo della firma. b. Insieme di due linee tracciate in croce sopra un foglio o parte di esso per annullare ciò che vi era scritto. c. Nel medioevo, segno posto in margine a un manoscritto per indicare dottrina erronea, passo discutibile o da espungere per varie ragioni. Nella critica testuale umanistica e successiva, segno con cui si delimitano i passi non emendabili mediante la collazione dei manoscritti e il cui risanamento per congettura sia giudicato impossibile (è perciò detta, dai filologi, crux desperationis, così come i passi ch’essa delimita sono detti loci desperati). d. Nella diplomatica medievale, elemento essenziale della sottoscrizione, autografa o no, degli autori e dei testimoni sia nei documenti pubblici sia in quelli privati. e. Anticam. col segno di croce si segnavano, nei libri di credito, le partite inesigibili; di quest’uso rimane un ricordo nella locuz. fig. fare una c. (o un crocione) su qualche cosa, rinunciarvi, non pensarci più. f. Segno di croce rappresentato nella prima pagina, davanti alla lettera A, del libro su cui un tempo si insegnava l’abbiccì (e che per tale motivo si chiamò santacroce o crocesanta). 4. a. Denominazioni varie date alla croce, come simbolo della passione di Cristo, in relazione alla forma con cui viene rappresentata: c. latina, col braccio verticale più lungo di quello orizzontale, il quale è collocato sopra la metà del primo (†: è questa la croce del calvario di Gesù Cristo e a questa ci si riferisce generalm. in mancanza di altre indicazioni); c. greca o quadrata, con quattro bracci uguali (+); c. monogrammatica, derivata dal monogramma di Cristo (P̶ o ☧); c. decussata, con i due bracci intersecantisi a forma di X, detta anche c. di sant’Andrea, perché su una croce di questa forma fu inchiodato e fatto morire l’apostolo Andrea; c. uncinata o gammata, la svastica ( o ); c. ansata, con il braccio superiore formante un anello (☥); c. patriarcale o di Lorena, con due bracci orizzontali, di cui uno più corto dell’altro (☨), già usata, tra l’altro, come insegna della lotta contro la tubercolosi, e in Francia come simbolo del movimento gollista; c. di Malta, formata da quattro bracci triangolari con i vertici riuniti al centro (✠), e assunta come insegna dai cavalieri di Malta. b. In architettura, si dicono a c. latina gli edifici, soprattutto le chiese, la cui pianta consiste nell’incrocio di corpi di fabbrica ortogonali di cui uno sensibilmente più lungo degli altri, quali spesso le chiese di tipo basilicale romaniche e gotiche; si dicono a c. greca quelli nei quali la pianta consta di quattro corpi di fabbrica ortogonali e di uguale lunghezza, spesso, come negli edifici a pianta centrale del Rinascimento, con cupola sull’incrocio. 5. a. In araldica, pezza onorevole formata dalla combinazione del palo con la fascia, che può assumere varie forme: c. aguzzata, ancorata, biforcata, gemellata, gigliata, merlettata, mulinata, ondata, patente, pomettata, potenziata, ecc. (v. alle singole voci), oltre alla c. decussata o c. di sant’Andrea, alla doppia c. o c. di Lorena, alla c. di Malta, ecc.; c. di sant’Antonio, mancante del braccio superiore; c. di san Giacomo, in forma di spada, gigliata, di rosso, ecc. b. Distintivo e nome di onorificenze o di ordini cavallereschi: c. al merito, c. di guerra, c. di cavaliere del lavoro, ecc. In partic., gran croce, e più propr. cavaliere di gran croce (abbreviato gr. cr.), il grado più eminente negli ordini cavallereschi divisi in più classi, che ha come insegna il gran cordone e una placca assicurata al lato sinistro del petto all’altezza del cuore. Croce di ferro, decorazione militare germanica (ted. eisernes Kreuz), istituita da Federico Guglielmo III re di Prussia nel 1813 (e ristabilita all’inizio di ogni guerra successiva, nel 1870 dall’imperatore Guglielmo I, nel 1914 da Guglielmo II, e nel 1939 da Hitler per la seconda guerra mondiale), rappresentata da una croce patente – cioè a bracci che vanno allargandosi dal centro –, in genere d’argento smaltato di nero con bordo bianco, e con figurazioni diverse a seconda delle diverse classi in cui la decorazione era suddivisa. c. Nome e insegna di enti di assistenza civile e militare: C. Rossa, complesso di enti che organizzano e attuano l’assistenza e il soccorso alle vittime della guerra (feriti, malati, prigionieri, civili) e delle pubbliche calamità, e promuovono iniziative per il miglioramento della salute e la difesa contro le malattie; C. Verde, società di pubblica assistenza che soccorre le vittime di incidenti, disastri, ecc., provvedendo a recar loro i primi aiuti. La denominazione di C. Verde, C. Azzurra, ecc. è spesso assunta anche da organizzazioni locali o private che esercitano analoghe attività di assistenza e soccorso a malati e feriti. 6. Locuzioni: a. A croce, in croce, per designare genericamente disposizione in forma di croce; tenere le braccia in c., incrociate; stare con le braccia in c., anche fig., oziare, stare senza far nulla. Disposizione in c., particolare modo di disposizione dei mattoni nelle murature: è una variante della muratura a blocco, nella quale i filari in spessore hanno i giunti sfalsati. In araldica, si dicono disposte in croce due figure lunghe delle quali una in fascia è attraversante a una in palo, o viceversa; si dicono disposte in c. di sant’Andrea due figure lunghe delle quali una in banda è attraversante a una in sbarra, o viceversa. Punto in c. (o punto c.), uno dei più comuni e antichi punti di ricamo, formato di due punti obliqui che passano uno attraverso l’altro, incrociandosi nel mezzo. Nelle navi a vela, i pennoni delle vele quadre sono detti in croce quando sono orientati (bracciati) in direzione esattamente trasversale alla nave, ciò che avviene quando il vento spira in fil di ruota, o quando la nave è in porto; bracciare in c., disporre i pennoni in croce. b. A occhio e croce, all’ingrosso, secondo quanto si può dire a prima vista: stimare, giudicare, valutare a occhio e croce. c. Testa o croce, gioco d’azzardo, e gioco infantile (regionalmente, e in passato, noto anche con altri nomi), che si fa con una moneta: uno dei giocatori punta su una delle due facce (che per lo più rappresenta una testa), l’altro sull’altra (in cui anticamente era spesso raffigurata una croce); gettando la moneta in alto per farla ricadere sul terreno o per riprenderla tra le palme delle mani, vince il giocatore che ha puntato sulla faccia che risulta volta verso l’alto. Il gioco viene oggi fatto soprattutto per tirare a sorte qualche cosa o per decidere se una cosa si deve fare o no. 7. Significati estens. e specifici: a. In agricoltura, tratto del fusto di un albero dal quale partono i rami. b. Impugnatura di legno o di ferro che il marionettista tiene con una mano, sinon. di bilancino. c. Arnese da pesca di cui sono dotate le piccole barche a vela attrezzate per la pesca del corallo, sinon. di ingegno (nel sign. 4 b). d. Nelle costruzioni edilizie, puntello di legno con traversa in alto, sul quale si appoggiano le banchine delle casseforme per strutture in cemento armato. C. di sant’Andrea, complesso di due aste rigide disposte secondo le diagonali di una maglia rettangolare (o trapezoidale) di una struttura intelaiata. e. Nelle fabbriche di birra, c. scozzese, apparecchio, annesso ai tini saccarificatori, costituito da quattro lunghe braccia tubolari munite di forellini dai quali sprizza acqua sotto pressione, per il lavaggio delle trebbie dopo raccolto il primo mosto. f. In meccanica, è detto a c. di Malta un rotismo per la trasmissione intermittente del moto, utilizzato per l’avanzamento della pellicola nelle macchine cinematografiche, nei contagiri, ecc.; è costituito da un albero motore in moto uniforme sul quale è calettata una ruota munita di un dente: ad ogni giro il dente si impegna in uno degli incavi praticati su un’altra ruota (la cui forma ricorda appunto la croce di Malta) calettata sull’albero mosso, ne esce, e si impegna nell’incavo successivo. g. In medicina, c. di Malta, aspetto caratteristico che hanno, all’osservazione microscopica, i granuli birifrangenti lipoidei presenti nelle urine in caso di nefrosi. 8. In astronomia, C. del Sud, costellazione del cielo australe, invisibile alle nostre latitudini, formata da quattro stelle luminose disposte a forma di croce latina. C. del Cigno, nome dato talvolta popolarmente alla costellazione del Cigno per la sua caratteristica apparenza di croce latina adagiata nella Via Lattea. Dim. crocétta (v.), crocina, e crocino m., crocellina; accr. crocióna, e crocióne m. (v. crocione1).