cromosoma
cromosòma s. m. [comp. di cromo- e -soma, termine coniato nel 1888 (ted. Chromosom) dall’anatomista berlinese W. Waldeyer] (pl. -i). – In biologia, nome di corpiccioli intensamente colorabili, che si mettono in evidenza nel nucleo delle cellule durante la cariocinesi o mitosi, e che nella metafase possono avere, a seconda della posizione del centromero, la forma di bastoncelli, diritti o piegati a V, o di sferette; i cromosomi, il cui costituente fondamentale è l’acido desossiribonucleico, sono presenti, in numero, forma, grandezza costanti per ogni specie di animali o di piante, in coppie di elementi omologhi (nelle cellule dell’uomo le coppie sono 23), e rappresentano i vettori dell’eredità, i portatori dei geni, cioè dei fattori che determinano le caratteristiche ereditarie. C. sessuali: particolare tipo di cromosomi, presenti in molti animali e piante con sessi separati, diversi nel maschio e nella femmina; nella maggior parte delle specie si hanno due cromosomi uguali nella femmina (XX) e due diversi (XY) o uno solo (X0) nel maschio (si dice allora che il sesso femminile è omogametico, quello maschile eterogametico); anche nei cromosomi sessuali della specie umana sono localizzati i geni di alcuni caratteri ereditarî (che pertanto vengono detti «legati al sesso»), tra cui il daltonismo e l’emofilia.