cui
pron. rel. [lat. cui, dativo di qui]. – 1. Forma obliqua del pron. rel. che (o il quale, la quale, i quali, le quali), a cui si sostituisce nei compl. indiretti, con un’unica forma per ambedue i generi e numeri: il progetto di cui ti ho parlato; la questione a cui accennavi; nelle condizioni in cui siamo; il luogo da cui venite; l’aereo con cui parto; i motivi per cui son venuto (spesso per cui è usato, spec. nel linguaggio parlato, col valore della congiunzione conclusiva e perciò; per es.: non m’intendo di queste cose, per cui preferisco tacere). Nei casi nei quali è usato come compl. di termine si può usare anche senza la preposizione a: la persona cui mi sono rivolto; quando ha valore di compl. di specificazione (del quale, della quale, dei quali, delle quali), ed è inserito tra l’articolo e il nome cui si riferisce, assume valore aggettivale e non necessita della prep. di: la cui forma, il cui merito, al cui nome. Esclusivam. letter. è l’uso senza prep., come compl. di termine (Voi cui fortuna ha posto in mano il freno ..., Petrarca) o come compl. ogg. (Al passegger, cui semivivo e nudo Lascia in breve tra’ sassi, Leopardi). Inserito tra l’articolo e il nome, ha valore di compl. di specificazione: il cui nome, la cui fama, ai cui meriti (cioè: il nome, la fama, ai meriti del quale o della quale o dei quali, ecc.). 2. Anticam. fu usato anche come pron. interr. in compl. indiretti (al posto di chi): Guarda com’entri e di cui tu ti fide (Dante); Porti la guerra e quando vuole, e a cui (T. Tasso).