culla
s. f. [lat. tardo cūnŭla, dim. di cūna «culla»; nel sign. 3, deverbale di cullare]. – 1. Lettino per bambini neonati e lattanti, generalmente costruito in modo da poter oscillare, e fornito di cortine o altri mezzi per la difesa contro la luce e gli insetti molesti: L’una vegghiava a studio de la culla (Dante); Presso la c. in dolce atto d’amore (Giusti). 2. fig. a. La prima età: fin dalla c., dalla nascita; morire in c., ancora bambino. Dalla c. alla tomba, dalla nascita alla morte; è anche lo slogan adottato in Inghilterra (from the cradle to the grave) e in altri paesi per indicare il piano di assicurazione, previdenza e sicurezza sociale proposto da W. H. Beveridge nel 1942; in alcuni trattati di etnologia, è espressione con la quale si indica il ciclo dell’uomo (v. ciclo1, n. 3 d). b. Luogo di nascita e del primo allevamento: Ebbi in quel mar la c. (Foscolo); estens., luogo di origine e di sviluppo: c. della civiltà, delle arti; Magonza è stata la c. della stampa. 3. L’atto di cullare o di essere cullato: fare la c.; addormentarsi senza c., senza essere cullato, detto anche di chi è molto stanco. 4. Nelle moderne artiglierie, parte dell’affusto che sostiene la bocca da fuoco, e sulla quale quest’ultima scorre durante il rinculo.