culo s. m. [lat. cūlus], pop. - 1. a. [parte posteriore del corpo umano] ≈ (pop.) chiappe, deretano, didietro, (scherz.) dove non batte il sole, (eufem.) fondoschiena, (pop.) mappamondo, natiche, (pop.) paniere, (lett.) podice, posteriore, sedere. ● Espressioni (con uso fig.): volg., culo rotto ≈ e ↔ [→ CULATTONE]; fam., essere culo e camicia [detto di due persone, essere molto affiatate, molto amiche e sim.] ≈ (fam.) essere come il pane e il cacio, (fam.) essere pappa e ciccia. ↔ (fam.) essere come cane e gatto, (fam.) essere come il diavolo e l'acqua santa; fam., faccia da culo → □; pop., leccare il culo (a qualcuno) → □. b. [orifizio anale] ≈ Ⓣ (anat.) ano, (pop.) buco del culo. ● Espressioni: volg., mandare a fare in culo (o affanculo) → □; volg., metterlo nel culo (a qualcuno) → □; pop., prendere (o pigliare) per il culo → □; volg., prenderlo in culo → □; pop., presa per il culo → □. c. [buona fortuna: che c.!] ≈ buona sorte, fortuna. ↔ (pop.) iella, (pop.) sfiga, sfortuna. ● Espressioni: volg., avere culo ≈ [→ AVERE² (1)]; pop., botta (o colpo) di culo ≈ botta (o colpo) di fortuna, (gerg.) sculata. 2. (fig.) [sezione inferiore di una bottiglia, di un bicchiere e sim.] ≈ base, fondo. □ faccia da culo 1. [persona di particolare sfrontatezza] ≈ faccia di bronzo, (fam.) faccia tosta, insolente, sfacciato, sfrontato, spudorato. 2. (estens.) [caratteristica di chi è sfacciato] ≈ impudenza, insolenza, sfacciataggine, sfrontatezza, spudoratezza, (non com.) toupet. ↔ discrezione, riguardo, riserbo, riservatezza, ritegno. □ leccare il culo (a qualcuno) ≈ adulare (ø), incensare (ø), (pop.) leccare i piedi, (fam.) lisciare (ø), (lett.) piaggiare (ø), ungere (ø). □ mandare a fare in culo (o affanculo) [non volerne più sapere di qualcuno o di qualcosa] ≈ (fam.) mandare a farsi friggere (o in malora o all'inferno o, eufem., a farsi benedire o, eufem., a quel paese o, eufem., in quel posto). □ metterlo nel culo (a qualcuno) 1. [sottoporre a sodomia] ≈ (ant.) buggerare, (volg.) inculare, sodomizzare. 2. (fig.) ≈ abbindolare (ø), (volg.) fottere (ø), (pop.) fregare (ø), imbrogliare (ø), infinocchiare (ø), ingannare (ø), (eufem.) metterlo in quel posto. □ prendere (o pigliare) per il culo 1. [sottoporre qualcuno a derisione] ≈ burlare, canzonare, deridere, dileggiare, prendere in giro (o per il bavero o per il naso o, fam., per i fondelli), prendersi gioco (di). 2. [operare una truffa ai danni di qualcuno] ≈ frodare, imbrogliare, ingannare, prendere in giro (o per il bavero o per il naso o, fam., per i fondelli), raggirare, truffare, turlupinare. □ prenderlo in culo [rimanere fregati] ≈ (eufem.) prenderlo in quel posto (o, fam., in saccoccia). □ presa per il culo [il canzonare qualcuno] ≈ beffa, burla, canzonatura, (lett.) celia, derisione, (lett.) dileggio, irrisione, presa in giro, scherno.
culo. Finestra di approfondimento
Parte del corpo - C. è termine ritenuto volg. ed è pertanto spesso evitato e sostituito da sinon. eufem., il più comune dei quali è sedere, anch’esso tuttavia ritenuto talora sconveniente: la vecchiaccia della cuoca mi menò un piede nel sedere (I. Nievo). Però, in relazione a bambini molto piccoli, si parla generalm. di culetto. Più ricercato è deretano: meriterebbe una buona staffilata sul deretano (G. Baretti). Ano è termine più specifico, designante la zona anatomica dell’orifizio terminale dell’intestino retto (volgarmente detto buco del c.). Altri sostituti eufem. di c. sono didietro e posteriore: e ci dovette arrivare anche lui, Candeloro Bracone, a fare il pagliaccio se volle aver gente nel suo teatro, e a rappresentare le pantomime nelle quali pigliavasi le pedate nel didietro dal minore dei suoi ragazzi (G. Verga); a forza di star seduto mi fa male il posteriore. Talvolta, in luogo di c. si usa dire i glutei, le natiche o, pop., le chiappe: si sentiva giungere un calcio su le chiappe (F. Tozzi).
Usi metaforici - Il principale impiego fig. di c. è nel senso di «fortuna»: che c. che hai, non riesco mai a vincerti! Altri sinon. sono bazza, colpo (di fortuna), cuccagna, i contr. disdetta, iattura, (region.) iella, (pop.) scalogna, (region.) scarogna, (region.) sfica, (region.) sfiga, sfortuna, sventura. Da quest’uso, deriva anche l’agg. volg. sculato, con i sinon. fortunato, nato con la camicia (o sotto una buona stella) e i contr. (region.) iellato, nato sotto una cattiva stella, (pop.) scalognato, (region.) scarognato, (region.) sficato, (region.) sfigato, sfortunato, sventurato.
C. può essere talora il sinon. fam. di base o fondo: c. di bottiglia. Con c. di bicchiere si intende, nell’uso gerg., un diamante falso.
Turpiloquio - C. è d’uso assai frequente nel turpiloquio, soprattutto nell’espressione andare (o mandare) a fare in c. (ma la grafia non sempre riproduce la pronuncia, estremamente legata: vaffanculo!, o anche fanculo!, ormai frequente nel linguaggio cinematografico come sostituto ital. dell’ingl. fuck you!). Sostituti meno forti. sono andare (o mandare) a quel paese (o in malora o al diavolo). Molto com. è anche prendere (o pigliare) qualcuno per il c. (o per i fondelli), con i sinon. beffare, burlare, canzonare, deridere, dileggiare, prendere in giro, ecc.
Molto usato nel turpiloquio è il der. inculare (lett. «sodomizzare»), nel senso fig. di «fare una truffa ai danni di qualcuno» (mi hanno inculato facendomi credere di essere due agenti della finanza), con i sinon. volg. buggerare, fottere e fregare e i più ricercati frodare, gabbare, imbrogliare, ingannare, raggirare, truffare, turlupinare. Inculare può anche valere come sostituto molto volg. di rubare (m’hanno inculato il motorino), così come fottere e fregare.