culto2
culto2 s. m. [dal lat. cultus -us, der. di colĕre «coltivare, venerare», part. pass. cultus]. – 1. a. Manifestazione interiore o esteriore del sentimento religioso, come ossequio individuale o collettivo reso alla divinità: il c. di Dio, della Madonna, dei santi. In partic., nella dottrina cattolica: c. di latrìa, quello esclusivo reso a Dio, c. di dulìa, reso ai santi, c. di iperdulìa, reso alla Madonna; c. assoluto, che si rivolge alle persone (Dio, Vergine, Santi); c. relativo, che si rivolge alle cose connesse con le persone sante (reliquie, immagini, ecc.). b. Il complesso degli atti rituali, interni ed esterni, di una religione: essere osservante del c.; ministro del c., il sacerdote; spese del culto. c. Religione, fede religiosa: c. cattolico, protestante; libertà di culto; c. acattolici, quelli, cristiani e non cristiani, diversi dalla religione cattolica. 2. a. Sentimento di riverenza quasi religiosa con cui si onora e coltiva un ente concreto o astratto: il c. della famiglia, della patria, delle memorie, delle tradizioni, della libertà, della verità, della bellezza, dell’amicizia; c. della personalità, esaltazione, sopravvalutazione, soprattutto come fatto collettivo, di un uomo politico (v. personalità, n. 4 b); sentimento di forte attaccamento e quasi di adorazione: ha un vero c. per sua madre. Frequente l’espressione di c., lo stesso che cult (v. cult, n. 2). b. Cura eccessiva: avere il c. della propria persona, il c. dell’eleganza, il c. della buona tavola. 3. ant. Coltivazione: tornino ... i gentiluomini al c. delle loro possessioni (Machiavelli).