cuocere
cuòcere (pop. còcere) v. tr. e intr. [lat. *cŏcĕre per il class. cŏquĕre] (pres. cuòcio, cuòci, cuòce, cuociamo o cociamo, cuocéte o cocéte, cuòciono; pres. cong. cuòcia, ... cuociamo o cociamo, cuociate o cociate, cuòciano; pass. rem. còssi, cuocésti o cocésti, ecc.; part. pass. còtto, fig. e disus. cociuto; nelle altre forme regolari è pressoché costante il dittongo -uo- sotto accento, mentre si alternano -uo- e -o- fuori d’accento). – 1. tr. a. Sottoporre all’azione del fuoco gli alimenti per renderli atti a essere mangiati e digeriti: c. la minestra, la carne, i legumi, la torta; c. in padella, nella teglia, nel forno; c. a fuoco vivo, a fuoco lento. b. Sottoporre all’azione del fuoco sostanze quali mattoni, vetro, argilla e sim. per renderle adatte a determinati usi. c. Produrre la cottura, riferito al fuoco, al calore: il fuoco troppo forte non cuoce la carne, la brucia. d. iperb. Scottare, bruciare, detto del sole: il sole d’agosto cuoce la pelle; anche assol.: come cuoce il sole, oggi! e. fig. Far innamorare: l’ha cotto proprio bene quella ragazza (con questo sign. è più usato il part. pass. cotto, come agg.). 2. intr. (aus. essere) a. Essere sottoposto all’azione del fuoco o del calore, in senso proprio ed estens. (anche con la particella pron.): la torta cuoce nel forno; la bistecca si sta cuocendo; le piace stare a cuocersi al sole. Fig., lasciar cuocere qualcuno nel suo brodo, lasciarlo fare a modo suo. b. fig., non com. Provocare dolore, dispiacere: un’accusa che cuoce. 3. Nel rifl., cuocersi, tormentarsi, provare dispetto: si coceva di non poterci andar per la più corta (Manzoni). ◆ Part. pres. cocènte, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. còtto, anche come agg. e s. m. (v. la voce).