curioso
curióso agg. [dal lat. curiosus, propr. «che si cura di qualcosa», der. di cura «premura, sollecitudine»]. – 1. Desideroso di conoscere, di sapere, di vedere, di sentire, per istruzione e amore della verità o, più spesso, per indole leggera e pettegola: essere c. dei fatti altrui; sarei c. di sapere come andrà a finire; non devi essere tanto c.; era c. d’imparare sempre nuove cose; i miei componimenti ebbero voga a’ que’ dì, e tuttavia sono essi ricercati dalle persone c. (G. Gozzi). Anche come sost.: sei un c., una c.; spec. al plur.: i c. m’hanno sempre dato fastidio; un gruppetto di curiosi si fermò a guardare. 2. letter. Che ha cura di qualche cosa, sollecito: sono scrittori più c. delle parole che dei pensieri (Foscolo); anche, avido, bramoso: c. d’acquistare terra (G. Villani). 3. Che attira l’attenzione per qualche stranezza o bizzarria, che è singolare, fuori dell’ordinario: mi armai il naso di due formidabili occhiali, che ... mi facevano parere tanto curioso (F. De Sanctis); se fosse stato uno solo che connettesse così, si dovrebbe dire che aveva una testa c. (Manzoni); che persona c.!; un tipo c.; parla, si comporta in un modo proprio c.; questa è c. davvero!; mi succede un fatto curioso. Con valore neutro: è c. vedere con che agilità s’arrampica su per gli alberi; anche come esclam.: curioso!, a proposito di cosa strana, singolare. ◆ Dim. curiosétto, curiosùccio; accr. curiosóne (anche sost.: sei un curiosone, una curiosona); pegg. curiosàccio. ◆ Avv. curiosaménte, con curiosità: guardare, ascoltare curiosamente; in modo singolare, bizzarro: un salotto curiosamente addobbato; letter., con diligenza, con cura sollecita: senza voler ponderare la cosa troppo curiosamente (Leopardi).