custodia attenuata
loc. s.le f. Nel settore dell’amministrazione della giustizia, regime di detenzione al quale sono ammessi i detenuti che manifestano una chiara volontà di recupero, adeguandosi a regole di comportamento che prevedono l’inserimento in attività lavorative. ◆ Un convegno e una mostra a cura dei detenuti del carcere di Sanremo che aderiscono al programma di «custodia attenuata», una realtà del mondo penitenziario diventata concreta tra le mura di Valle Armea per le importanti sinergie che hanno visto agire da una parte l’amministrazione e dall’altra gli operatori del Sert, il Servizio per le tossicodipendenze dell’Usl 1 Imperiese. (Giulio Gavino, Stampa, 3 luglio 2001, Levante, p. 45) • Sarà operativo dal primo aprile il carcere a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti, il primo in Italia. Ieri, a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, in direzione Bologna, tra polemiche e proteste, l’inaugurazione (Mattino, 22 marzo 2005, p. 11, Attualità) • «Ricordo -- spiega Ezio Casati, assessore al Lavoro -- l’assegnazione di locali per una struttura sperimentale a custodia attenuata per detenute madri con figli piccoli. Adesso con il ministero lavoriamo su minori e su giovani». (Maurizio Giannattasio, Corriere della sera, 11 aprile 2007, p. 2).
Espressione composta dal s. f. custodia e dal p. pass. e agg. attenuato.
Già attestato nella Repubblica del 6 marzo 1990, p. 8, Politica (Silvana Mazzocchi).