cyberdissidente
(cyber-dissidente), s. m. e f. Chi manifesta la propria dissidenza, anche politica, attraverso la rete telematica; chi non rispetta le regole e i divieti imposti per l’uso della rete telematica. ◆ Ieri la giustizia cinese ha sentenziato che l’uso di Internet può essere una minaccia per la «sicurezza dello Stato»: una corte di Shanghai ha punito con due anni di carcere il trentenne Lin Hai, subito etichettato come il primo «cyber-dissidente» della Repubblica popolare. (R. E., Corriere della sera, 21 gennaio 1999, p. 10, Esteri) • [tit.] La muraglia di Internet / In Cina sono 59 i «cyberdissidenti» detenuti in carcere per i reati di opinione «on line». E la censura si adegua [testo] […] La storia della giovane internauta cinese, rilasciata alla fine di novembre 2003, è tornata quanto mai di attualità nei giorni scorsi, quando Amnesty International ha fatto pervenire al governo di Pechino un appello nel quale si chiede la liberazione di altri 59 cyberdissidenti (48 internauti e 11 giornalisti) arrestati nell’ultimo anno e che ancora sono detenuti nelle patrie galere. (Giuseppe Caffulli, Avvenire, 11 febbraio 2004, p. 21, Agorà) • Reporters sans frontières lancia la nuova campagna «Pechino 2008» per denunciare il cinismo delle autorità cinesi che rifiutano di liberare i quasi 100 giornalisti e cyberdissidenti in carcere. Mancano ancora 13 mesi all’inizio dei Giochi olimpici e il governo di Pechino non ha ancora rispettato gli impegni presi, nel 2001, in materia di diritti umani. (Anna Masera, Stampa, 7 luglio 2007, p. 34, Società e Cultura).
Composto dal confisso cyber- aggiunto al s. m. e f. dissidente.