d, D
D (di, ant. o region. de 〈dé〉) s. f. o m. – Quarta lettera dell’alfabeto latino, la cui forma maiuscola deriva, attraverso il delta greco (Δ), dal dalet fenicio; dall’originaria capitale si sono svolte poi, tanto nell’alfabeto latino quanto nel greco, le varie forme di minuscola che hanno, come elemento comune, il prolungamento verso l’alto di un tratto del segno primitivo. In italiano, la lettera d rappresenta la consonante occlusiva dentale sonora, che s’articola appoggiando la punta della lingua tra gli alveoli e la superficie posteriore degli incisivi superiori (è quindi, propriamente, alveo-dentale). Sono estranee all’italiano tanto la d alveolare (come quella inglese) quanto la d cacuminale (nota ai dialetti sardi e siciliani), l’una e l’altra articolate più indietro. È normalmente occlusiva in qualsiasi posizione, variando soltanto la lunghezza e la tensione, che determinano i diversi gradi: debole (es. in cadi) e forte (es. in caddi), tra due vocali (come negli esempî dati) o tra vocale e liquida (es. in padri); medio (es. in caldi o tardi) altrove. In quasi tutte le posizioni è l’esito normale della d latina (es. dare, lat. dare; vedere, lat. videre; perdere, lat. perdere); nel grado debole, inoltre, ha preso il posto della t in non poche parole di tradizione popolare (es. strada, lat. strata), caso particolare del vasto fenomeno della lenizione. Ma davanti a i semiconsonante si può trovare d quasi soltanto nei latinismi e nei grecismi (es. medio, podio, voci dotte accanto a mezzo, lat. medius, e poggio, lat. podium). ◆ Usi più comuni della lettera come abbreviazione o simbolo: nella forma minuscola puntata, è usata nelle ricette mediche, tra l’altro, come abbreviazione di dose; non puntata, è simbolo in metrologia del giorno (lat. dies), anche a esponente (82 d o 82d, cioè 82 giorni), nonché del prefisso deci- (premesso al simbolo di un’unità di misura, ne indica la decima parte: per es., 1 dg = un decigrammo); in chimica, premessa con trattino (d-) al nome di un composto, indica che esso è otticamente attivo e ruota verso destra il piano della luce polarizzata (in base a un diverso uso, si premette la lettera d- o, più recentemente, D-, a un composto a seconda che appartenga a una data serie sterica anziché a un’altra, cui viene premessa la lettera l- o L-). Nella forma maiuscola puntata, è abbrev. di nomi proprî personali che cominciano con questa consonante (Dario, Donato, Delia, ecc.), e, nella citazione di testi giuridici romani, di Digesto. Senza punto, D è sigla automobilistica della Germania (ted. Deutschland), ed era abbreviazione convenzionale di [treno] diretto; in chimica, è simbolo del deuterio; in fisica e in matematica, è simbolo di dimensione nelle sigle 1D di unidimensionale, 2D di bidimensionale, ecc.; in fisica delle particelle, è simbolo del deutone e di una famiglia di mesoni pesanti, oltre che del sapore down dei quark; in geofisica, regione D, o strato D, la regione più bassa e relativamente meno ionizzata della ionosfera terrestre, estendentesi all’incirca da 50 a 90 km di quota; nella numerazione romana, significa 500 (in composizione, MD = 1500; CD = 400; DL = 550, ecc.); negli scacchi, è abbreviazione per indicare la donna; nelle trasmissioni telegrafiche, è segno convenzionale per indicare telegramma urgente (e DD = urgentissimo); in musica, D è il nome, derivato dall’antica notazione alfabetica, della nota re nei paesi germanici e anglosassoni. In biochimica, vitamina D (o antirachitica), denominazione generica di un gruppo di sostanze liposolubili, chimicamente simili agli steroli, di origine animale e vegetale, la cui carenza induce, nei bambini e nei giovani animali, il rachitismo o disturbi dell’accrescimento e una particolare suscettibilità verso numerose malattie infettive. ◆ Nel codice alfabetico internazionale, la lettera d viene convenzionalmente identificata dalla parola delta.