dama1
dama1 s. f. [dal fr. dame, che, come l’ital. donna, risale al lat. domĭna «signora»; non è accertato se, nel sign. 4 e nel sign. 5 (così come in altre accezioni tecnologiche affini), la voce fr. risalga al medesimo etimo]. – 1. Anticamente, signora di un feudo o moglie di un signore di un feudo o di un cavaliere; quindi titolo onorifico esteso a tutte le donne di famiglie nobili, poi, per cortesia, anche a quelle di famiglie distinte; d. di corte, d. di palazzo (effettiva o onoraria), nobile signora che fa parte della corte di sovrane o di principesse di famiglia sovrana. Spesso, oltre alla nobiltà di nascita, indica anche nobiltà di modi e di portamento: una gran d.; è una vera d.; fare la gran d., darsi arie di gran d., assumere un atteggiamento di distinzione che non è nella propria natura. D. di compagnia, signora che, dietro compenso, assiste e fa compagnia a una persona in genere anziana. Bocca di d., tipo di dolce. 2. Donna che presta attivamente la sua opera in un ente di assistenza o di beneficenza, in particolare nella Croce Rossa. Al plur., denominazione di talune associazioni o congregazioni religiose femminili a carattere caritativo o assistenziale: Dame della carità, D. catechistiche, D. inglesi, ecc. 3. a. Nei balli di società, la donna che danza in coppia col ballerino, cioè col suo cavaliere. b. ant. Donna amata (anche oggi, nell’uso fam. tosc., la fidanzata), oppure la moglie: se voi amavate d’avere a dama questa damigella (M. Villani), d’averla in moglie. 4. Gioco della d. (o semplicem. dama), gioco di origine non precisata ma certamente molto antica, che può essere eseguito in varî modi: all’italiana, all’inglese, ecc. La dama all’italiana si gioca su una damiera di 64 caselle tra due avversarî aventi rispettivamente 12 pedine bianche e 12 nere; i giocatori, disposte le pedine sulle caselle nere delle prime tre file, le muovono alternativamente una alla volta sempre in avanti in direzione diagonale, cercando di andare a dama, o fare dama, cioè di raggiungere la linea estrema opposta; la pedina avversaria che s’incontra, quando abbia immediatamente dietro una casella vuota, viene scavalcata e mangiata, cioè eliminata dal gioco (mangiare è sempre obbligatorio; in caso di rifiuto o di svista la pedina che non ha mangiato viene tolta dalla damiera). La pedina che è riuscita a raggiungere l’ultima linea diventa dama (per distinguerla le si sovrappone un’altra pedina dello stesso colore), acquistando la facoltà di potersi muovere anche all’indietro e di non poter essere mangiata che da un’altra dama; vince chi riesce a eliminare o a bloccare tutti i pezzi dell’avversario. Oltre al gioco, e alla pedina raddoppiata, il nome di dama indica anche la damiera: una d. d’ebano e d’avorio. 5. Nella tecnologia dei metalli, stampo di ghisa detto anche chiodaia. ◆ Dim. e vezz. damina, giovane dama, giovinetta o fanciulla di nobile condizione o anche di modi gentili, aggraziati.