deamericanizzazione
(de-americanizzazione), s. f. Progressiva perdita d’importanza e di visibilità della presenza americana. ◆ Il leader dell’Udc [Marco Follini], pur convinto che è necessario restare in Iraq, si rivolge però anche a [Silvio] Berlusconi invitandolo ad assumere una posizione «severa» durante l’incontro a Washington della prossima settimana con il presidente [George W. ] Bush: […] «Il problema non è sottrarre la presenza italiana, ma aggiungere una più ampia presenza internazionale. In altre parole: “no” alla scelta Zapatero, “sì” alla deamericanizzazione della guerra». (Roberto Zuccolini, Corriere della sera, 15 maggio 2004, p. 6, In primo piano) • Ding Gang ha cercato di lanciare una campagna per la «de-americanizzazione». Tiene a precisare che non è antiamericano, vorrebbe difendere solo gli aspetti positivi di una tradizione culturale. Ma queste reazioni sono minoritarie e il governo non le incoraggia. Perché? Di fronte a questa domanda uno dei dirigenti del gruppo Murdoch a Hong Kong mi risponde con candore, a condizione di rimanere anonimo. «Per il partito comunista la tv commerciale che facciamo noi è funzionale, è lo svago che serve a tener buono il popolo». (Federico Rampini, Repubblica, 24 gennaio 2005, p. 15, Politica estera).
Derivato dal s. f. americanizzazione con l'aggiunta del prefisso de-.
Già attestato nel Corriere della sera del 15 novembre 1994, p. 33, Cultura (Paolo Isotta), nella variante grafica de americanizzazione, con il significato di ‘perdita dei tratti americani’.