deandreiano
agg. Del cantautore Fabrizio De André (1940-1999). ◆ Dopo gli assoli, nel secondo tempo Cristiano torna a suonare i suoi nove strumenti per accompagnare una lunga carrellata che parte dall’«Infanzia di Maria» e ripercorre quasi tutta la «Buona Novella» prima di arrivare ad un bellissmo finale sul «Testamento di Tito», ovvero i dieci comandamenti rivisitati in chiave deandreiana. (Alessandra Arachi, Corriere della sera, 13 febbraio 1998, p. 53, Spettacoli) • è noto che «Creuza de mä» è un album di Fabrizio De André in cui l’apporto creativo di Mauro Pagani fu fortissimo, forse maggioritario. Il che, peraltro, si può dire d’altri dischi deandreiani, con altri autori sottotraccia: da [Francesco] De Gregori a [Ivano] Fossati. (Gabriele Ferraris, Stampa, 27 novembre 2004, Tuttolibri, p. 8) • Nella corsa ad accaparrarsi scampoli dell’eredità artistica di Fabrizio De André, Mauro Pagani partecipa con maggiore legittimità di altri, siano essi Bubola o i New Trolls di [Vittorio] De Scalzi, quando non la stessa PFM di cui egli fu fondatore ma poi anche transfuga, nel lontano 1977. Tale vantaggio gli deriva dall’aver contribuito in misura determinante alla realizzazione del disco considerato unanimemente il maggiore classico del repertorio deandreiano e in assoluto uno dei capisaldi nella musica italiana del Novecento: «Creuza de mä». (Alberto Campo, Repubblica, 16 settembre 2005, Torino, p. XII).
Derivato dal nome proprio (Fabrizio) De André con l’aggiunta del suffisso -(i)ano.
Già attestato nella Stampa dell’8 novembre 1992, p. 23, Spettacoli (Gabriele Ferraris).