decima
dècima s. f. [femm. sostantivato dell’agg. decimo; nel sign. 1, dal lat. decĭma (pars) «la decima (parte)»]. – 1. a. Decima parte del raccolto, del prodotto netto della terra, del reddito di altre attività, pagata, secondo i tempi e i popoli, come tributo al privato proprietario, al signore feudale, allo stato, alla chiesa (d. ecclesiastica), o anche (presso gli antichi Greci e Romani) alla divinità. Come imposta fondiaria, che veniva corrisposta in natura o in denaro, rappresentò un metodo di ripartizione dei tributi intermedio tra quello, precedente, che commisurava l’imposta ai terreni posseduti e quello, successivo, in cui le imposte erano stabilite in proporzione al reddito netto. b. estens. Tassa, tributo, con riferimento a vecchi sistemi di tassazione: d. delle teste o sopra la testa (anche detta decimo, in contrapp. alla decima fondiaria detta d. maggiore), imposta stabilita a Firenze dal 1494; d. delle case, a Firenze e a Venezia, tributo sulle pigioni delle case; d. dei pro degl’imprestiti, a Venezia (dal 1468 circa), tributo sugli interessi del debito pubblico; d. scalata o colla scala, a Firenze (dal 1499), imposta progressiva sul reddito (in contrapp. alla quale si dissero semplici o strette le altre decime). 2. Antica unità di misura di superficie usata a Napoli prima dell’adozione del sistema metrico decimale, equivalente a 69,986 m2. 3. In musica, intervallo di dieci gradi della scala, equivalente alla somma di un’ottava e di una terza.