decostruito
agg. Che non segue i consueti schemi costruttivi o compositivi; nella moda, con riferimento a giacche, privo di fodera e spalline. ◆ «fra un paio di decenni i critici potrebbero dire che, a posteriori, sembrerebbe più insidioso, più interrogativo, più intellettualmente struggente e più emotivamente radicale il [Lucio] Battisti “aperto”, il canzonettista decostruito, annichilitosi nella solitudine, nella distanza, nel post-dadaismo, nell’ironia estrema» [Edmondo Berselli]. (Foglio, 14 dicembre 1999, p. 3) • Comfort essenziale, invece, per lo sportswear metropolitano […] dove le giacche in baby alpaca sono decostruite, (Giornale, 18 gennaio 2002, p. 16, Cronache) • Che bailamme, la scena artistica aggiornata. Da quando i mercanti e recensori non sono più antitetici ma associati nel business, il giudizio critico appare sostituito da apologie e panegirici di «valori» in dollari che vanno gonfiandosi in «bolle» già simili a quelle dell’immobiliaristica e del credito. […] Minimalismi decostruiti, concettualismi decolorati, carismi evaporati, convergenze bendate, divergenze blindate, parallelismi monolitici e cool... Cool... Cool… (Alberto Arbasino, Repubblica, 12 febbraio 2008, p. 50, Cultura).
Derivato dal p. pass. e agg. costruito con l’aggiunta del prefisso de-.
Già attestato nella Repubblica dell’11 gennaio 1986, p. 26, Cultura (Alberto Arbasino).