deglobalizzazione
(de-globalizzazione), s. f. Superamento della globalizzazione attraverso l’incentivazione dei mercati locali. ◆ La «questione nazionale» rinasce inattesa e, per vari aspetti, rinnovata nell’epoca di una globalizzazione che potrebbe non essere così stabile come sembra, anzi nel caso di una crisi economico-finanziaria generale si potrebbe verificare una deglobalizzazione in cui comunità metanazionali e nazionali acquisterebbero nuovo significato. (Vittorio Strada, Corriere della sera, 6 dicembre 1998, p. 34, Cultura) • In poche parole, si può dire che a partire dagli anni ’80, mentre si cominciava a parlare di globalizzazione e se ne avvertivano le conseguenze future, l’industria italiana ha preso la strada della de-globalizzazione. (Alessandro Corneli, Giornale, 29 aprile 2005, p. 1, Prima pagina) • A livello politico, gli eventi recenti hanno messo in luce la realtà dell’impotenza globale. Stiamo assistendo a un profondo deterioramento delle strutture che storicamente abbiamo usato per gestire il nostro mondo. Stiamo assistendo alla de-globalizzazione di un mondo globalizzato mentre le Nazioni Unite, le organizzazioni della Bretton Woods e molte altre strutture multinazionali stanno lottando per non restare indietro rispetto ai mutamenti dei nuovi bisogni globali. (Klaus Schwab, trad. di Valeria Garrassini Garbarino, Repubblica, 25 gennaio 2007, p. 20, Commenti).
Derivato dal s. f. globalizzazione con l’aggiunta del prefisso de-.