degnare
v. tr. e intr. [lat. dĭgnare o dĭgnari, der. di dignus degno»] (io dégno, ... noi degniamo, voi degnate, e nel cong. degniamo, degniate). – 1. tr. Giudicare una persona degna (o, più spesso, appena degna, non del tutto indegna) di un atto o manifestazione da parte nostra, e quindi concederle, con degnazione e ostentato senso di superiorità, ciò che giustamente o umanamente le è dovuto: d. qualcuno di un saluto, di una risposta; non mi degnò neppure di uno sguardo; letter., d. qualcuno per amico, accettarlo per tale. 2. intr. (aus. avere) Acconsentire, per benevolenza o cortesia, a compiere atto che sia o sia ritenuto inferiore a sé, alla propria dignità e sim.: alla mia povera casa venuta siete, dove, mentre che ricca fu, venir non degnaste (Boccaccio); E Tu degnasti assumere Questa creata argilla? (Manzoni). Nell’uso, è più com. con la particella pron.: si è degnato di sedere alla nostra mensa; non si degnò di rendere il saluto; in espressioni di cortese preghiera (talora iron.): si degni di ascoltarmi, di accettare; dégnati almeno di rispondere.