degno
dégno agg. [lat. dĭgnus]. – 1. Meritevole: persona d. di lode, di riverenza; parole d. di ammirazione; azione d. di biasimo; apprendere da fonte d. di fede; non è d. neanche di legargli le scarpe, riferendosi a persona ritenuta molto inferiore a un’altra; con che e il cong. (non com.): non è un uomo d. che tu gli accordi la tua amicizia; ant., con la prep. a: Me degno a ciò né io né altri ’l crede (Dante). Usato assol., onesto, dabbene: è gente d.; una d. persona (talora iron.); di cosa, meritevole di lode: quel che ’n altrui pena Tempo si spende, in qualche atto più degno ... si converta (Petrarca); o giusto, giustificato, spec. nella formula per d. rispetti (oggi soltanto iron. o scherz.): in una parte di questo mondo, che, per d. rispetti, non nomino, viveva, uditori carissimi, e vive tuttavia, un cavaliere scapestrato (Manzoni); fam., un boccone d., un d. mangiare, eccellente nel suo genere, squisito. 2. Conveniente, che si addice: un ambiente d. di noi; non sono parole d. di un ragazzo bene educato; iron.: è un’azione veramente d. di lui; meno com., proporzionato, adeguato: un d. castigo. Di uso frequente la locuz., iron., degno di miglior causa (in formule quali: con uno zelo, con una tenacia, con un’insistenza, e sim., d. di miglior causa), riferita a comportamenti o atteggiamenti ritenuti sproporzionati al motivo o allo scopo che li ha determinati. ◆ Avv. degnaménte, con dignità, decorosamente; in modo adeguato: agire, comportarsi degnamente; è stato degnamente ricompensato.