degradare
v. tr. [dal lat. tardo degradare, der. di gradus «scalino, grado»; nel sign. 4 ricalca il fr. dégrader]. – 1. a. Privare del grado, come pena militare, e in genere punire con la degradazione: d. un ufficiale, un sacerdote (e, in riferimenti storici, d. un nobile, un cavaliere). b. estens. Disonorare, avvilire, rendere moralmente abietto: azioni vituperevoli che degradano l’uomo. Anche rifl.: patteggiare con l’iniquità è un degradarsi (Tommaseo); mi parrebbe di degradarmi a frequentare certi ambienti. 2. Nel linguaggio giur., togliere a determinate categorie di fatti il carattere di reato, o di illecito penale, per considerarle illeciti amministrativi; equivale quindi a depenalizzare. 3. Nelle arti figurative, riferito a colori, lo stesso, ma meno com., che digradare. 4. a. Deteriorare, danneggiare, ridurre in cattivo stato; non com. in senso proprio e generico (per es., d. le panche, o altro, nel linguaggio militare), è usato con alcune accezioni specifiche, come per es., in geografia fisica, provocare in un rilievo una denudazione, una erosione, un disfacimento: colline degradate dalla piovosità. b. Nell’intr. pron., degradarsi (più raram. senza la particella pron.), trasformarsi passando da una condizione superiore a una inferiore, subire una regressione (anche in senso biologico), o, riferito ad ambienti naturali, complessi architettonici, istituzioni, organismi o comunità sociali, situazioni politiche o economiche, e sim., deteriorarsi, subire un progressivo scadimento (per gli usi partic., v. degradazione, nelle accezioni dei nn. 2 e 3). 5. Con uso intr., variante di digradare, scendere, abbassarsi a poco a poco: tra’ monti che l’accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch’essi nell’orizzonte (Manzoni). ◆ Part. pres. degradante, anche come agg., soprattutto in senso morale: un’azione degradante; mi sembrerebbe degradante farmi vedere con un individuo simile! ◆ Part. pass. degradato, anche come agg. (v. la voce).