denuncia
denùncia (o denùnzia) s. f. [der. di denunciare, denunziare] (pl. -ce, o -zie). – 1. In diritto penale, atto formale informativo, facoltativo o obbligatorio, con il quale si dà notizia alla competente autorità di un reato perseguibile d’ufficio: sporgere, presentare, inoltrare una denuncia. 2. a. Dichiarazione, notificazione richiesta da una norma di legge per determinati scopi (di stato civile, igienici, fiscali, ecc.): d. di una nascita, di un decesso; d. sanitaria, atto, facoltativo o obbligatorio a seconda dei casi, con cui un sanitario informa l’autorità competente (medico provinciale, ufficiale di stato civile, di pubblica sicurezza, ecc.) di fatti che essa ha interesse a conoscere e che riguardano l’esercizio professionale; d. amministrativa, dichiarazione con la quale il privato porta a conoscenza della pubblica amministrazione la illegittimità o inopportunità di un atto amministrativo al fine di sollecitare l’esercizio dei poteri di annullamento e di revoca di ufficio; d. dei redditi, lo stesso che dichiarazione dei redditi. b. Denominazione tradizionale (come traduz. del termine lat. nunciatio) di alcune azioni giudiziarie a tutela della proprietà o del possesso: d. di danno temuto, d. di nuove opere, quelle mediante le quali l’interessato chiede all’autorità giudiziaria che vengano disposti gli opportuni provvedimenti per evitare i danni che egli teme possano derivare a un suo bene, rispettivamente, dalle particolari condizioni in cui si trova una qualsiasi cosa altrui (edificio, albero, ecc.) o da un’opera intrapresa da altri sul proprio o altrui fondo. 3. Dichiarazione con cui una delle parti di un accordo manifesta all’altra la volontà di recedere dall’accordo stesso nei casi in cui, per legge o per convenzione, è ammesso il recesso: d. di un contratto collettivo. In diritto internazionale, dichiarazione con cui uno stato notifica a un altro di considerare estinto un accordo vigente tra essi.