deserto2
deṡèrto2 (ant. diṡèrto) s. m. [dal lat. desertum, part. pass. neutro sostantivato di deserĕre «abbandonare»]. – 1. Grande distesa di terreno arido, quasi del tutto incoltivabile e disabitato (per es., il d. del Sahara). Più specificamente, in geografia, tipo di paesaggio determinato da un regime climatico con precipitazione annua inferiore a 200 mm, in cui predomina l’azione meccanica di modellamento morfologico del vento, che solleva e asporta il materiale minuto disperso al suolo (deflazione), lo proietta sulle rocce superficiali consumandole (corrasione) e infine lo deposita sotto forma di dune mobili; si distinguono d. di tipo caldo, delle regioni di alte pressioni tropicali, e d. di tipo freddo (o d. dei climi freddi), proprî delle zone temperate, aride per effetto della continentalità. Per il d. sabbioso, roccioso, ciottoloso, v. rispettivamente le voci erg2, hamada, serir. 2. Per estens., paese sterile e scarsamente abitato, luogo privo di vita: al passaggio delle orde barbariche le città fiorenti di vita divenivano un d.; anche, di luogo non esteso o di ambiente chiuso, dove non ci sia nessuno o che dia impressione di squallore: a quell’ora la piazza era un d.; il ristorante sembrava un deserto. Fig.: fare il d., provocare, con la propria azione, con i proprî metodi, l’allontanamento delle persone che abitualmente frequentano un luogo o un ambiente; parlare, predicare al d., parlare inutilmente, sterilmente, non essere ascoltato; essere una voce nel deserto, inascoltata (dall’espressione biblica vox clamantis in deserto).TAV.