destro1
dèstro1 agg. [lat. dĕxter -t(ĕ)ra -t(ĕ)rum]. – 1. Pronto di mano e d’ingegno, abile, accorto, sagace: è molto d. nel fare i giochi di prestigio; il ladro è stato poco d.; un chirurgo d. e capace; acconci e destri alle frodi (Genovesi); e insinuando poi soavemente, e con maniera ancor più destra (Manzoni). Il contrario è maldestro (v.), sempre scritto con grafia unita. 2. a. Riferito alla mano, lo stesso che destra s. f.; quindi, per estens., di tutto ciò che si trova dalla parte della mano destra: il braccio d., il piede d., il fianco d., il lato d. della strada, la riva d. di un fiume, ecc.; fianco destr’! (o dest’!), comando militare (v. fianco). b. Con uso sostantivato, al sing., nel pugilato, colpo portato col pugno destro: colpire l’avversario con un preciso d. al mento; nel calcio, il piede destro: tirare di destro. Al plur., poco com. (e per lo più con connotazione polemica), i destri, gli uomini dei partiti di destra o orientati verso questi partiti. 3. In geometria e nelle sue applicazioni, uno dei due possibili orientamenti (più precisamente quello che all’osservatore appare antiorario, cioè discorde col moto delle lancette dell’orologio) di una terna di assi, di un vettore intorno a una retta orientata, ecc.; il termine, sinon. di levogiro (e quindi opposto a destrogiro), ha origine nel fatto che gli assi x, y, z di una terna destra sono disposti come si dispongono, nell’ordine, il pollice, l’indice e il medio della mano destra quando si conta. 4. ant. a. Diritto, retto: l’animosa leggiadria Ch’al ciel ti scorge per d. sentero (Petrarca); anche in senso morale: ogni abito destro Fatto averebbe in lui mirabil prova (Dante). b. Propizio, favorevole: Sanza voler divino e fato d. (Dante). ◆ Avv. destraménte, con destrezza, abilmente: il suo proposito era d’informarsi all’osteria, della distanza dell’Adda, di cavar destramente notizia di qualche traversa che mettesse là (Manzoni).