devalorizzazione
(de-valorizzazione), s. f. Progressiva perdita o privazione di valori. ◆ La mancanza di autostima, il sentimento di irrilevanza, la mortificazione del sentirsi superflui e inefficienti sono già tra le sofferenze più strazianti della vecchiaia: se a questo si unisce una mancanza di rispetto di vertice, un deprezzamento politico, una de-valorizzazione sociale ripetuta quotidianamente con vile brutalità e durezza da governanti ed economisti, addio. (Lietta Tornabuoni, Stampa, 25 novembre 1999, p. 5, Interno) • Bisognerà guardar bene dentro all’europeismo della destra: essa vuole in realtà soltanto la fine d’ogni velleità federale e un deciso trasferimento di poteri al Consiglio dei ministri insieme a una devalorizzazione della Commissione e del Parlamento europei dal livello già insufficiente cui queste due istituzioni erano con tanta fatica arrivate. (Eugenio Scalfari, Repubblica, 30 giugno 2002, p. 1, Prima pagina) • Esiste o no una relazione tra la precarietà e il numero di incidenti sul lavoro? «I dati sugli infortuni parlano chiaro: è ovvio che la precarietà determina una situazione di maggior esposizione. Vorrei sottolineare che l’aggravante della precarietà si è inserita dentro un quadro più generale che è il prodotto di decenni di scelte sbagliate. In tutto questo, il lavoro ha subito un processo di totale devalorizzazione» [Gianni Rinaldini intervistato da Davide Varì]. (Liberazione, 9 dicembre 2007, p. 5, Attualità).
Derivato dal s. f. valorizzazione con l’aggiunta del prefisso de-.
Già attestato nella Repubblica del 3 marzo 1989, p. 8, Commenti (Alberto Cavallari).