dietro
diètro (ant. drièto) prep. e avv. [lat. de rĕtro]. – 1. prep. a. Nella parte posteriore; di là da un oggetto, da un luogo; dopo (in senso locativo). Si congiunge al nome direttamente o, meno spesso, con la prep. a: d. l’uscio, d. il tavolo, d. all’orizzonte; tenere le mani d. la schiena; nascondersi d. il paravento; camminare uno d. l’altro; anticam. anche con la prep. da: Sovra le spalle, d. da la coppa (Dante). Quando il complemento è rappresentato da un pronome personale nella forma tonica, questo è sempre preceduto da di: d. di me, di sé, di loro, ecc.; la forma pronominale atona si unisce invece come enclitica o proclitica al verbo: vienimi d., gli andò d., ecc. b. Locuzioni con sign. particolari: andare d. a uno, seguirlo; fig., imitarlo, seguirne l’esempio, o dargli retta (anche con riferimento a cose: andare d. ai capricci della moda; sei uno sciocco ad andar d. a ciò che dice). Tener d. a uno, seguirlo (in senso proprio e fig.): cammina (o leggi, detta) più adagio, altrimenti non posso tenerti dietro. Star d. a uno, sorvegliarlo, badare a ciò che fa, oppure non lasciarlo in pace, insistere (per ottenerne qualcosa). Correre d. a una cosa, desiderarla, cercare di ottenerla; farsi correre d., farsi desiderare, farsi pregare. Lasciarsi d., oltrepassare (una persona o un luogo) andando oltre; fig., superare di molto: s’era lasciato d. tutti i pittori dell’epoca. Portarsi d. una cosa, una persona, portarla con sé, farsi accompagnare: quando uno muore, i soldi non se li porta certo dietro. Tirarsi d. qualcuno, farsi seguire; tirarsi d. qualcosa, attirarsi, procurarsi: si tirò d. il biasimo di tutti; fam., tirar d., in qualche caso, regalare (per lo più iron.): la frutta è a buon mercato? sì, te la tirano dietro! Dir d. a uno o alle spalle di uno, mormorare, sparlare di chi è assente; io le cose non gliele dico d., gliele dico in faccia, senza timore. Essere d. a una cosa o a fare una cosa, attendere a farla, occuparsene: era d. a scrivere una lettera; in usi region., anche riferito a oggetti, col sign. di stare facendo, o di stare per fare: la pentola era d. a bollire. Fig.: fare qualcosa d. le quinte, agire di nascosto, senza scoprirsi; gettarsi d. le spalle (i pensieri, le preoccupazioni), liberarsene, non volersene più interessare; mettersi qualcosa dietro le spalle, trascurare. c. Con valore temporale: i guai mi son capitati uno d. l’altro, succedendosi senza interruzione; anche (ant.) con sign. identico a «dopo»: un giorno d. mangiare là giù venutone (Boccaccio), dopo desinare. d. Conforme, secondo: d. all’esempio dei più anziani; d. alla scorta de’ grandi esempi (Parini). e. Appartengono al linguaggio comm. e burocr. e sono ritenute poco corrette le locuz. d. pagamento anticipato, in contanti e sim. (= con pagamento ...); d. domanda, d. richiesta, d. istanza, d. le tue osservazioni (= in séguito a...); anche nell’uso com.: hai agito così d. mio consiglio, d. nostro suggerimento. 2. Come avv. è di uso più raro, e sottintende spesso un sostantivo o un pronome (per es.: non guardare d., cioè «dietro a te»), oppure è accompagnato da un altro avv. di luogo: qua d., lì d.; meno raro con i verbi andare o venire, che non sottintendono di necessità un complemento: precedevano i più coraggiosi, gli altri venivan d. con cautela; le due cavalcature andavan dietro dietro, con lo stesso passo (Manzoni), dove la forma raddoppiata significa «una dopo l’altra, vicine e in fila». Preceduto dalla prep. di, ha più forza del semplice dietro (tu mettiti avanti, io sto di d.) o si usa con funzione di aggettivo: il cavallo s’era ferito alle gambe di d.; la parte di d. dei calzoni; in questo senso, e quando è usato come sostantivo, si scrive anche in grafia unita (v. didietro). V. inoltre addietro, indietro.