differenziale
agg. e s. m. [der. di differenza]. – 1. agg. a. Delle differenze, che tien conto delle differenze, che stabilisce o intende stabilire una differenza: pretendere, ottenere, concedere un trattamento d.; pedagogia d., che distingue metodicamente i soggetti normali da quelli meno dotati o disadattati ai quali l’insegnamento viene impartito con metodi particolari e, in passato, in classi speciali dette classi d., abolite dalla vigente legislazione scolastica; psicologia d., che studia le differenze psicologiche tra individui, appartenenti allo stesso gruppo o a gruppi diversi per sesso, età, razza, ecc., tentando generalmente di evidenziare eventuali correlazioni tra due o più variabili (per es., razza e intelligenza); dazio d., dazio a carattere discriminatorio che si applica su merci provenienti da paesi con cui si è in guerra doganale o ad essi dirette; tariffa d., tariffa dei mezzi di trasporto, spec. ferroviarî, che varia a seconda della lunghezza del percorso; in economia, rendita d. (o ricardiana), quella di cui godono i proprietarî dei terreni più fertili (o più vicini ai mercati di sbocco) nei confronti della classe dei terreni marginali. b. In fisica: strumento d. di misurazione (per es., il galvanometro d., il termometro d.), apparecchio che serve a misurare la differenza tra i valori di due grandezze, di solito omogenee; volume d., che indica la differenza tra il volume specifico del vapore secco e quello del liquido alla stessa temperatura. c. In matematica: calcolo (o analisi) d., parte dell’analisi infinitesimale che si occupa di tutte le questioni che più o meno direttamente si collegano ai fondamentali concetti di derivata e di differenziale delle funzioni; calcolo d. assoluto, o calcolo tensoriale, teoria (e nello stesso tempo tecnica di calcolo) che permette di tradurre le proprietà geometriche e fisiche dello spazio in forma analitica indipendente dalla scelta particolare delle coordinate cui lo spazio s’intende riferito. 2. s. m. a. In meccanica, particolare rotismo epicicloidale a ruote coniche, nel quale la velocità angolare del membro conduttore, o leva, è uguale alla media della velocità delle due ruote condotte: è applicato soprattutto agli autoveicoli, e consente di differenziare la velocità di rotazione delle ruote motrici in curva, mentre resta costante la velocità di rotazione dell’asse motore; d. autobloccante (o semplicem. autobloccante s. m.), tipo di differenziale che permette la trasmissione di una coppia di una certa intensità ad una delle ruote anche quando l’altra è in fase di slittamento; d. controllato (o comandato), speciale tipo di differenziale impiegato nei veicoli cingolati, con funzioni di sterzo. b. In matematica: d. (o d. primo) per una funzione di una variabile che sia derivabile, la parte principale dell’incremento che essa subisce per un incremento della variabile indipendente; d. secondo di una funzione, il differenziale del differenziale primo. c. In psicologia, d. semantico, particolare strumento di valutazione che si compone di una serie di scale formate da coppie di aggettivi semanticamente opposti (veloce-lento, duro-molle, ecc.) ognuno dei quali è collocato agli estremi di un segmento suddiviso in cinque o sette intervalli numerati, cosicché ciascun intervallo rappresenta una valutazione sia nei termini della direzione (positivo, negativo) sia nei termini dell’intensità (molto, abbastanza, poco) della risposta fornita dal soggetto; un insieme definito di scale serve quindi a misurare il significato che hanno per il soggetto stimoli quali eventi fisici, sollecitazioni sensoriali, situazioni, ecc. d. Nel linguaggio economico e sindacale, il termine è talora usato impropriam. con il sign. di differenza, divario: ridurre i d. salariali o retributivi (per es., tra gruppi analoghi di dipendenti in diversi settori produttivi); eliminare il d. inflazionistico rispetto ad altri paesi.