differenziare
v. tr. [der. di differenza] (io differènzio, ecc.). – 1. a. Rendere differente, costituire elemento che permette di distinguere tra persone o cose: l’uso della ragione differenzia l’uomo dagli animali; meno com., stabilire quali sono i caratteri differenziali che consentano di distinguere tra cose o esseri simili: d. due varietà d’una specie vegetale. b. In matematica, d. una funzione, determinarne il differenziale. c. In elettronica, d. una tensione (o una corrente) variabile nel tempo, trasformarla in una tensione il cui andamento nel tempo è rappresentato, a meno di costanti moltiplicative, da una funzione che è la derivata temporale della funzione data. 2. intr. pron. a. Rendersi, o essere reso differente per determinate qualità o caratteri: ci differenziamo molto nei gusti; è un pittore che si differenzia da tutti gli altri della stessa scuola per un più vivo senso del colore. b. Acquistare caratteri differenti o specifici: nello sviluppo embrionale le cellule si differenziano. ◆ Part. pass. differenziato, anche come agg., che ha o ha acquistato caratteri proprî e distintivi rispetto ad altri: classi sociali profondamente differenziate; competenze, attribuzioni ben differenziate, scarsamente differenziate (con sign. più specifico, in biologia, cellule, tessuti, organi differenziati, che hanno raggiunto il loro stato definitivo e, quindi, funzionale); in cui o per cui si fanno delle differenze: clienti, impiegati che hanno un trattamento differenziato.