diffidare
v. intr. e tr. [dal lat. diffidĕre, rifatto secondo fidare, confidare e sim.]. – 1. intr. (aus. avere) Non fidarsi, non aver fiducia in qualcuno o in qualche cosa: è così sospettoso che diffida di tutto e di tutti; diffido delle sue parole, delle sue promesse; diffidate delle imitazioni!; ho sempre diffidato delle persone che non guardano in faccia; devi d. di coloro che non vogliono conoscere il loro passato (Roberto Cotroneo). Anticam. anche con la particella pron., sia nell’accezione prec., sia con il sign. di perdere la fiducia, la speranza: io mi son diffidato di poter mai indur donna alcuna ad amarmi (B. Castiglione). 2. tr. Invitare qualcuno ad astenersi da un determinato comportamento o a compiere una determinata attività, sia oralmente, sia, in senso proprio, mediante esplicita diffida scritta: vi diffidiamo dal mettere (oppure, con altra costruzione, a non mettere) in vendita i vostri prodotti in confezioni uguali alle nostre. Infliggere una diffida di polizia: era stato diffidato perché vagabondo abituale. ◆ Manca il part. pres., in luogo del quale si adopera diffidènte, con valore di agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. diffidato, anche come agg. e sost., di persona che ha ricevuto una diffida.