dileguare
v. tr. e intr. [lat. delĭquare, comp. di de- e lĭquare «render liquido»] (io diléguo, ecc.). – 1. tr. Disperdere, far sparire: il sole dilegua la nebbia; le sue parole hanno dileguato ogni dubbio dall’animo mio. 2. intr. (aus. essere) Allontanarsi togliendosi alla vista di qualcuno, scomparire, svanire, anche in senso fig.: la nave dileguava a poco a poco nella foschia; tutte le nostre speranze sono dileguate; ora qui, in questa terra dei morti, anche le belve mi dileguano tra mano come nubi (Pavese); più spesso con la particella pron.: Come le rane innanzi a la nimica Biscia per l’acqua si dileguan tutte (Dante); il Sol che tra lontani monti, Dopo il giorno sereno, Cadendo si dilegua (Leopardi); all’apparire della macchina della polizia, i ladri si dileguarono velocemente. Meno com., del suono o della voce, smorzarsi o perdersi in lontananza.