dipietrese
s. m. e agg. Il linguaggio tipico di Antonio Di Pietro; di Antonio Di Pietro. ◆ In quest’Italia minore e in fondo tenera, altrettanto laboriosa del Nord Est ma molto meno fortunata, Antonio Di Pietro è ancora capace di riempire le piazze e scaldare le folle col suo «dipietrese» ruspante, iper calorico come gli spaghetti alla monacino, farcito di buon senso e proverbi e modi di dire. Di recitare la figura del piccolo provinciale che come in un film di Frank Capra mette sotto accusa i potenti e che anni fa aveva successo nel mondo e si guadagnava le copertine dei settimanali inglesi o francesi, le inchieste degli americani. (Curzio Maltese, Repubblica, 7 maggio 2001, p. 11, Politica) • E qui Di Pietro qualche risposta la concede. Ad esempio a chi, come An, lo invita a dimettersi. «Ehhh! - dice in dipietrese -. E questa è una furbata di chi vuole sommare furbizia a furbata! Ma se hanno votato assieme da che cosa mi dimetto?». Ora che l’indulto è passato per Di Pietro cambia poco. (Giovanni Cerruti, Stampa, 30 luglio 2006, p. 2, Interno) • Antonio Di Pietro. Sembra tornato ai fasti dei primi anni Novanta, quando, eroe di Mani Pulite, studiava da giustiziere-moralizzatore. L’ideologia dipietrese, infatti, non «c’azzecca niente» con i tempi di normalità. Cresce a dismisura nelle fasi di emergenza populista. (Fabio Torriero, Tempo, 28 settembre 2007, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal nome proprio (Antonio) Di Pietro con l’aggiunta del suffisso -ese.
Già attestato nella Repubblica del 4 gennaio 1994, p. 7 (Fabrizio Ravelli).