dirompere
dirómpere v. tr. e intr. [lat. dirŭmpĕre, comp. di di(s)-1 e rumpĕre «rompere»] (coniug. come rompere). – 1. tr. a. Fiaccare; rendere molle, arrendevole un corpo resistente; maciullare: d. la canapa, il lino (cioè gli steli della canapa, del lino); d. una fune; anche di altre cose: Da ogne bocca dirompea co’ denti un peccatore, a guisa di maciulla (Dante); Mentre i cavalli s0spendean, fremendo, Di d. il bianco orzo e la spelta (Pascoli). b. Con senso generico, rompere, spezzare; frantumare, sgretolare, demolire. 2. intr. (aus. essere) o intr. pron., letter. o ant. Aprirsi, smembrarsi; sgretolarsi, disgregarsi, andare in frantumi; scoppiare, esplodere con violenza. Senza la particella pron., prorompere, erompere con violenza, per es. di acque che straripino, o in espressioni come d. in lacrime, in lamenti. ◆ Part. pres. dirompènte, anche come agg., con sign. specifici (v. la voce). ◆ Part. pass. dirótto, raro e ant. con funzione verbale, com. nell’uso soltanto come agg. (v. la voce).