disancorare
diṡancorare v. tr. [der. di àncora, col pref. dis-1] (io diṡàncoro, ecc.). – 1. Nel linguaggio marin., non com., d. la nave, strappare e sollevare l’ancora o le ancore dal fondo, consentendo così il movimento della nave. Nel rifl., riferito a un’imbarcazione, disattivarsi, per cause accidentali, dell’ormeggio assicurato dall’ancora. 2. fig. Liberare (e più spesso, nel rifl., liberarsi) da un vincolo, da un legame, da quanto toglie libertà di movimento, di azione, o limita l’autonomia di comportamento e la facoltà di autodecisione: non riesce a disancorarsi dall’ambiente gretto in cui vive, dalla famiglia, da certi atavici pregiudizî. 3. In economia: a. Sganciare il valore di una moneta dall’oro, rendendola inconvertibile. b. Porre fine a uno stabile rapporto di cambio tra una moneta e l’unità monetaria di un altro paese, generalmente in seguito a mutamenti di fatto per cui il primo paese si trovi a uscire dall’orbita economica del secondo: d. l’euro dal dollaro. ◆ Part. pass. diṡancorato, anche come agg., soprattutto in senso fig., sciolto, sganciato, reso autonomo: individuo disancorato da ogni norma morale.