discrezione
discrezióne s. f. [dal lat. tardo discretio -onis, der. di discernĕre «discernere», part. pass. discretus]. – 1. Facoltà, potere di discernere, come norma del giudicare e del volere: lo più bello ramo che de la radice razionale consurga si è la d. (Dante); anni della d., età della d., età in cui il fanciullo raggiunge la capacità di discernere il male dal bene e di regolare su tale giudizio le proprie azioni: il nostro Abbondio ... s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della d., d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro (Manzoni). Intendere a d., locuz. oggi poco com., intendere (per virtù del proprio discernimento) ciò che altri dice o scrive in modo poco chiaro. 2. a. Moderazione, senso di opportunità e di misura: chiedere con d.; uomo senza d., privo di d.; abbiate un po’ di d.!; la d. del contadino, lo stesso, ma meno com., che creanza del contadino (v. creanza). b. Capacità di mantenere un segreto: mi affido alla tua discrezione. 3. Arbitrio, potere, libero volere: essere, trovarsi alla (o a) d. di qualcuno, alla sua mercé; arrendersi a d., resa a d., senza condizioni, rimettendosi all’arbitrio del vincitore; per estens., pane, minestra a d., c’era da bere a d., o sim., a volontà. 4. ant. Interesse di somme prestate per bisogni pubblici (così detto forse perché inizialmente la facoltà di fissare l’ammontare era rimessa alla discrezione di coloro che, per la carica ricoperta, erano designati a emettere il prestito). 5. ant. Divisione, distinzione: dal grado in giù che fiede A mezzo il tratto le due d. (Dante), le due divisioni dei beati.