disfemismo
s. m. [tratto da eufemismo, per sostituzione del pref. dis-2 a eu-; cfr. il gr. δυσϕημέω «dir male, oltraggiare», δυσϕημία «ingiuria, maldicenza»]. – Figura retorica, opposta all’eufemismo, per cui si sostituisce (come uso abituale o come coniazione scherzosa momentanea) una parola normale, spesso piacevole e anzi affettuosa, con altra per sé stessa sgradevole o offensiva, senza dare tuttavia all’espressione un tono offensivo o comunque spiacevole; per es., quando i genitori vengono chiamati affettuosamente «il vecchio, la mia vecchia» (anche se in età ancor giovanile), o si rivolgono a bambini e altre persone care epiteti come «assassino», «brigante», e simili; altro esempio, limitato ad alcune regioni dell’Italia settentr., è l’uso di vigliacco per indicare il fidanzato: ragazze ... tutte in coppietta col loro vigliacco (Pavese).