disserrare
(ant. diserrare) v. tr. [comp. di dis-1 e serrare] (io dissèrro, ant. disèrro, ecc.), letter. – 1. Aprire quel ch’era serrato, o aprire in genere: Lo ciel poss’io serrare e diserrare (Dante); donna Santa non disserrava neppure i denti per inghiottire le medicine (Verga); ant., d. la lingua, le labbra, cominciare a parlare, d. le orecchie, disporsi ad ascoltare. Nel rifl., aprirsi: Quando a la vita il cor più si disserra (Carducci). 2. a. Fare uscir fuori, e fig. manifestare: Con quello aspetto che pietà diserra (Dante). Nel rifl., uscire, liberarsi, sprigionarsi e sim.: Né lieto più del carcer si diserra Chi ’ntorno al collo ebbe la corda av[v]inta (Petrarca). b. estens., poet. ant. D. colpi, botte, fendenti e sim., vibrare con forza: Più colpi tuttavia diserra al vento (Ariosto).