distaccare
v. tr. [prob. der. di staccare, per sostituzione del pref. dis-1 a s-; nel sign. 2 b, per influenza del fr. détacher] (io distacco, tu distacchi, ecc.). – 1. Disgiungere o rimuovere un oggetto ch’era attaccato (in questo senso, meno com. di staccare): d. un cerotto; d. un quadro dalla parete; e nell’intr. pron.: si è distaccato un cavo dal computer. 2. Usi fig.: a. Allontanare una persona da un luogo: s’era piantato davanti al televisore e non riuscivo a distaccarlo di lì. b. Nel linguaggio milit., separare una frazione di un reparto, assegnandola altrove per speciali servizî (v. distaccamento). Analogam., d. alcuni agenti; d. un impiegato presso un altro ufficio, ecc. c. Separare spiritualmente, disaffezionare, far perdere un’abitudine: d. dagli amici, dalla famiglia; d. dal lavoro, dal gioco, dal vino, ecc. Rifl., allontanarsi spiritualmente: distaccarsi dal mondo, dai beni terreni. 3. a. Nel linguaggio sport., lasciare dietro a sé gli avversarî in un corsa ciclistica, automobilistica, ecc. Con senso più tecnico, superare, vincere con distacco: ha distaccato il gruppo di tre minuti. b. intr. pron., fig. Distinguersi da altri, risaltare, per qualità, per doti, per maggiore merito: per diligenza si distacca da tutti i suoi compagni; anche di cose, con riguardo al valore, al pregio: un libro che, per lo stile, si distacca dagli altri dello stesso autore; è anche questo un mobile d’imitazione, ma si distacca dagli altri per la finezza dell’esecuzione. Con altro senso fig., più vicino a quello originale: è una figura che si distacca dallo sfondo del quadro, dagli altri personaggi del romanzo, che assume particolare rilievo. ◆ Part. pass. distaccato, anche come agg. (v. la voce).