distruzione
distruzióne s. f. [dal lat. destructio -onis, der. di destruĕre «distruggere»]. – 1. L’azione di distruggere e l’effetto che ne consegue, abbattimento, strage, rovina: la d. di Cartagine e di Corinto (per opera dei Romani nel 146 a. C.); la d. di Pompei e di Ercolano (sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C.); d. di insetti nocivi; la d. del patrimonio zoologico; anche con uso assol.: portare, seminare ovunque d. e morte; e al plur., per indicare gli effetti di eventi disastrosi: le d. causate dalla guerra, dai terremoti, dalle alluvioni. In partic.: a. Nel linguaggio milit., azione di artiglieria che tende a porre definitivamente fuori causa determinati obiettivi o formazioni avversarie con tiri di grande potenza e precisione (tiri di distruzione). b. In diritto, annientamento della cosa nella sua materialità o nell’essenza che la rende utilizzabile a un determinato scopo, e che, in quanto leda un interesse penalmente protetto, può costituire reato: d. di opere militari, d. d’atto pubblico o di scrittura privata, d. delle prove, d. di corrispondenza, d. di cadavere, ecc. c. In psicanalisi, istinti di d., quelli che si oppongono agli istinti erotici (l’eccedenza dei primi sui secondi è alla base del sadismo e del masochismo). 2. In senso concr. e in funzione di predicato, persona o cosa che distrugge: le discordie sono la d. dei popoli; ragazzi troppo vivaci che sono la d. della casa.