divagare
v. intr. e tr. [dal lat. divagari, comp. di di(s)-1 e vagari «andar vagando»] (io divago, tu divaghi, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) Allontanarsi dalla via dritta vagando senza meta fissa; per lo più fig.: d. con la mente, col cervello; d. dal soggetto, dal tema, allontanarsene con digressioni inopportune; anche assol.: non divagare, tienti all’argomento. In senso proprio, vagare qua e là, solo nel linguaggio letter.: divagava oziosamente per i campi; il fiume divagava lento per la pianura (con questa accezione anche il part. pres. divagante, nell’espressione meandri divaganti: v. meandro). 2. tr. Distrarre la mente da un pensiero: basta un nonnulla per divagarlo; cercate un po’ di divagarlo; più com. al rifl., staccarsi dalle occupazioni consuete, fisiche o intellettuali, per riposare la mente: ho bisogno di divagarmi; è andato un mese in campagna per cercare di divagarsi. ◆ Part. pass. divagato, anche come agg., distratto in varî pensieri: ha la mente sempre divagata; riferito a persona, meno com. che svagato.