diverso
divèrso agg. e s. m. [lat. divĕrsus, propr. part. pass. di divertĕre «deviare», comp. di di(s)-1 e vertĕre «volgere»]. – 1. agg. Propr., volto in altra direzione, in senso proprio e fig.: seguire vie d.; avere scopi d.; quindi anche alieno, lontano: Ahi Genovesi, uomini diversi D’ogne costume (Dante). Di qui i sign. più comuni: a. Che non è uguale né simile, che si scosta per natura, aspetto, qualità da altro oggetto, o che è addirittura altra cosa (si distingue perciò da differente, in quanto la differenza può essere anche parziale e per singoli, talora minimi, aspetti, mentre la diversità è per lo più totale): amendue hanno un solo orizzòn E d. emisperi (Dante); è così d. da me!; persone di gusti d.; io la penso in modo d., ecc. In matematica, il simbolo grafico, corrispondente alla locuz. «diverso da», è costituito dal segno di uguale tagliato da un trattino diagonalmente (≠) oppure verticalmente (?), che rappresenta la negazione del simbolo di uguaglianza: a≠b si legge quindi «a è diverso da b». b. letter. Vario di carattere o di vicende (con questa accezione, è di norma preposto al sost.): E me che i tempi ed il desio d’onore Fan per d. gente ir fuggitivo (Foscolo); e con senso più vicino al latino, che si muove in diverse direzioni: negli errori del d. esilio (Carducci). c. letter. Insolito, singolare, strano, bizzarro: Cerbero, fiera crudele e d. (Dante), qui piuttosto «mostruosa»; chi, da d. cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine (Boccaccio); anche aspro, malagevole: Intrammo giù per una via d. (Dante). 2. agg. Con nomi collettivi, spec. al plur., quando sia premesso al sostantivo, indica, più che la diversità, la molteplicità: in d. casi, d. persone, per d. luoghi, da d. tempo, d. gente, ecc.; anche in funzione di pronome: saremo in diversi, in parecchi, in più. Ciò che distingue questo sign. da quello più com. è soprattutto la posizione, nel sintagma, dell’agg. rispetto al sost.; si confronti infatti il differente valore di locuzioni quali diverse specie, d. luoghi, per d. motivi, e specie diverse, luoghi d., per motivi diversi. 3. s. m. (f. -a) Persona che, per qualche aspetto, esce da quella che è considerata la presunta condizione di normalità: essere, sentirsi diverso o un diverso; l’emarginazione dei diversi. ◆ Avv. diversaménte, in maniera diversa: mi ha trattato diversamente dagli altri; io la penso diversamente; c’è chi interpreta diversamente; diversamente abile (v. diversabile). Anche, ma meno bene, altrimenti, in caso diverso, se no: se puoi aiutarmi, bene, diversamente farò da solo.