divisibilita
diviṡibilità s. f. [der. di divisibile]. – L’essere divisibile; la possibilità, per un intero, di essere diviso in due o più parti, o fra due o più persone. In partic.: 1. In matematica, la proprietà di un numero (o in generale di un ente) d’essere divisibile per un altro; criterî di d., particolari regole che permettono di riconoscere se un numero è divisibile per un altro senza eseguire effettivamente la divisione (per es., un numero è divisibile per 2 se termina con cifra pari o con zero; è divisibile per 3 se lo è la somma delle sue cifre). 2. In economia, d. di un bene, la possibilità di suddividerlo in un numero qualsiasi di frammenti, senza che il valore complessivo degli stessi scenda al disotto del valore del bene indiviso. 3. In petrografia, la proprietà delle rocce di dividersi secondo determinate direzioni. 4. In filosofia, problema dell’indefinita d. del reale, o della materia: problema che si presenta al pensiero speculativo dei Greci fin dall’età presocratica (la sua formulazione viene tradizionalmente attribuita a Zenone d’Elea) e da cui nacque a poco a poco tutto quel complesso di questioni che, assai più tardi, porterà alla formulazione del calcolo infinitesimale e alla teoria matematica del continuo; dalla sua negazione si sviluppa invece la concezione dell’atomismo, basata appunto sull’idea dell’indivisibilità delle estreme particelle costitutive della realtà; questa concezione è stata precisata dalla moderna fisica subatomica, prima nel senso di escludere che l’atomo sia, come si era per tanto tempo ritenuto, un ente indivisibile, e poi nel senso di lasciare impregiudicata la questione se vi siano e quali siano le particelle da potersi considerare veramente elementari (indivisibili) e quale sia la natura stessa di tali particelle.