divisione
diviṡióne s. f. [dal lat. divisio -onis, der. di dividĕre «dividere»]. – 1. L’atto, il fatto di dividere, sia facendo due o più parti di un tutto, sia disgiungendo o separando, concretamente o anche solo idealmente, cose o persone che erano unite o costituivano un insieme unico; anche, il dividersi, l’essere diviso e lo stato di ciò che è diviso: d. del metro in decimetri, di un quadrato in due triangoli rettangoli, di un terreno in lotti, di una regione in province, ecc.; punto di d., quello in cui una cosa è divisa o si divide; d. di una parola in sillabe (v. sillaba); d. di una parola in fin di riga, nella scrittura e nella composizione tipografica, la spezzatura di una parola che continua a capo, regolata da criterî convenzionali di sillabazione ed effettuata mediante la collocazione in fin di riga di un segno in forma di brevissima lineetta orizzontale o di doppio trattino, detto tratto di d., o semplicem. divisione; d. (o separazione) dei poteri, principio secondo cui i tre poteri fondamentali dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) devono essere esercitati da gruppi di organi fra loro distinti e indipendenti. Con accezioni specifiche o partic.: a. In matematica, una delle quattro operazioni aritmetiche elementari (insieme all’addizione, sottrazione e moltiplicazione, e inversa di quest’ultima), mediante la quale, dati due numeri (di cui il secondo diverso da zero) detti rispettivamente dividendo e divisore, si determina un nuovo numero detto quoziente, che indica quante volte il divisore è contenuto nel dividendo, ed eventualmente un ultimo numero detto resto, che sommato al prodotto del divisore per il quoziente dà come risultato il dividendo; ha come simbolo, tra gli altri, il segno: (per es., 12 : 4 = 3): fare la d. di un numero per un altro; imparare a fare le d.; una d. con numeri interi, con numeri decimali. b. In biologia, la forma più semplice di riproduzione agamica, detta anche scissione o schizogonia, che può essere binaria o multipla a seconda che l’individuo, dividendosi, dia origine a due o più discendenti; d. cellulare (detta anche cariocinesi o, più spesso, mitosi), il processo per cui la cellula si moltiplica dividendosi in due. c. Distribuzione in più parti del contenuto di un’opera, di un discorso, della trattazione di una materia scientifica, secondo un criterio organico: d. del libro in capitoli, del capitolo in paragrafi, ecc.; o la distinzione che ne viene fatta per altri motivi: questo sonetto è sì piano ad intendere, per quello che narrato è dinanzi, che non abbisogna d’alcuna d. (Dante). d. Nella retorica antica il termine (in gr. διαίρεσις, in lat. divisio o partitio) ha tre sign. distinti: la distribuzione della materia dell’orazione in varie parti corrispondenti ai varî stadî in cui presumibilmente verrà a trovarsi la causa, ciascuno con le proprie argomentazioni; la terza parte dell’orazione in cui si enumerano i punti fondamentali della discussione; la soluzione della questione in causa in questioni particolari risolte una per una. e. fig. Disunione, discordia: seminare la d. negli animi, nelle famiglie; i tristi effetti delle d. politiche. 2. a. Assegnazione fra più persone: d. dei compiti; d. delle responsabilità. In partic., d. del lavoro, fenomeno storico (individuato, soprattutto con riferimento alla rivoluzione industriale, nel sec. 18° dall’economista ingl. Adam Smith) consistente in un processo di specializzazione delle singole attività economiche e di suddivisione delle operazioni produttive, favorito dall’uso sempre più diffuso delle macchine; d. tecnica del lavoro, scomposizione del processo produttivo, relativo a un determinato prodotto, in una serie di operazioni semplici affidate ciascuna a un lavoratore (o a un gruppo di lavoratori) diverso. Con altro sign., l’espressione d. del lavoro viene usata in sociologia per indicare la distinzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. b. Spartizione di un bene tra coloro che ne hanno diritto: d. del patrimonio, delle sostanze. D. dell’eredità, quella che si attua tra due o più coeredi per porre fine alla comunione ereditaria; può essere effettuata d’accordo tra le parti (d. amichevole), o essere realizzata sotto la direzione del giudice istruttore della causa o di un notaio da esso delegato, quando manchi l’accordo tra i coeredi o si vogliano evitare possibili controversie (d. giudiziale). 3. Con sign. concreti: a. In botanica, vasto raggruppamento sistematico che comprende come sottogruppo le classi; più divisioni possono essere riunite in sottoregno. In zoologia il termine non ha un preciso valore sistematico, ed è usato con significato generico quando sia necessario riunire più gruppi della stessa categoria in una categoria più ampia. b. In araldica, ciascuna delle parti in cui è diviso lo scudo. c. Ciascuno dei rami principali in cui si divide una pubblica amministrazione o un dicastero, riunendo un certo numero di uffici o sezioni sotto la direzione di un funzionario, detto capo (di) divisione. d. Negli ospedali, sinon. di reparto. e. Nell’organizzazione aziendale, sinon. generico di settore, reparto e sim. f. Nell’esercito, grande unità elementare, formata generalmente da tre brigate e da minori unità di supporto operativo e logistico, capace di assolvere più compiti tattici in un’area assegnata; d. anfibie, create durante la seconda guerra mondiale per la costituzione di teste di sbarco, e destinate ad agire in stretta unione con le forze navali. In aeronautica, d. aerea, grande unità costituita di due o più brigate aeree. Nella marina militare, d. navale, grande unità operativa costituita di più navi di vario tipo, capace quindi di assolvere compiti diversi, anche concomitanti (antisom, antinave, antimissile, ecc.) nell’ambito della missione assegnata. Generale di d., ammiraglio di d., il secondo grado degli ufficiali generali e rispettivam. degli ammiragli. g. Nello sport, uno dei gruppi in cui possono essere divise le squadre (di calcio, rugby, ecc.) partecipanti a un torneo o campionato; massima d., quella di serie A.