divisore
diviṡóre s. m. [dal lat. divisor -oris, der. di dividĕre «dividere»]. – 1. Chi divide; oggetto, ente o valore che divide. In partic.: a. In matematica, il secondo termine dell’operazione di divisione, cioè il numero per cui deve essere diviso il dividendo; massimo comun d., il numero più grande per cui sono esattamente divisibili due o più altri numeri. b. Nel linguaggio econ., d. fisso, il quoziente della divisione del numero dei giorni costituenti l’anno commerciale (360 giorni) o civile (365 giorni) per il tasso unitario d’interesse, che si adopera per semplificare i calcoli relativi alla determinazione dell’interesse per settimana, mese, anno, ecc. 2. Nome di apparecchi atti a dividere: a. Nella tecnica, apparecchio usato in alcune macchine utensili (per es., nella fresatrice universale) per far ruotare il pezzo in lavorazione di un angolo determinato con grande precisione, bloccandolo nella posizione raggiunta, o anche per dividere in parti uguali una data lunghezza, applicandolo alla vite di avanzamento di una tavola portapezzo. b. In elettronica, d. di frequenza, dispositivo che di un segnale sinusoidale di frequenza f dà un segnale di frequenza f/n, con n numero intero detto fattore di divisione; d. di impulsi, dispositivo che di una sequenza di impulsi applicata al suo ingresso dà in uscita un impulso ogni n impulsi all’ingresso (con n numero intero); d. di tensione, lo stesso che partitore di tensione (v. partitore). c. In fisica, d. di polarizzazione, dispositivo per separare spazialmente componenti di una radiazione elettromagnetica aventi polarizzazione diversa; per es., per radiazioni luminose può essere costituito da due prismi retti uniti secondo le facce di ipotenusa per il tramite di una lamina di più strati dielettrici (di un fascio composito incidente ortogonalmente su una faccia, passano soltanto le componenti polarizzate linearmente in direzione parallela alla detta lamina). d. In tipografia, arnese in forma di coltello con un becco ricurvo tagliente all’estremità e con impugnatura di legno, che si adopera in stereotipia per separare tra loro le pagine fuse su uno stesso flano. 3. Nell’industria tessile, d. di tessuto, il peso di filato greggio necessario per ottenere un metro lineare del tessuto finito.