domanda
(ant. o tosc. dimanda) s. f. [der. di domandare]. – 1. Il domandare; le parole con cui si esprime il desiderio di sapere qualcosa: fare, rivolgere una d.; soddisfare a una d.; d. strana, lecita, importuna, inutile, sciocca; è una d. assurda la tua; i bambini fanno spesso delle d. imbarazzanti; non fate troppe d.!; mi confondi con tante d.; sono d. da farsi queste?; che domanda!, che domande!, quando ci vengono fatte domande superflue. Interrogazione su materia di studio: d. di grammatica, di storia, di geometria; il professore mi ha fatto solo due d.; non ho ben capito la d.; rispondere con sicurezza alle domande. Nei sondaggi di opinione e nelle ricerche di mercato, d. dicotomica, d. aperta, secondo che permetta soltanto due risposte (sì o no), oppure più risposte; domande a batteria, quelle che si integrano e collegano per permettere di ottenere una risposta più precisa e possono essere considerate come una sola domanda. 2. Espressione orale o scritta di un desiderio; in partic., petizione, supplica, richiesta scritta, rivolta a un’autorità, a un organo, a un ufficio e sim., perché ci sia accordato qualche cosa: d. in carta bollata, in carta semplice; fare d. di ammissione agli esami; presentare d. d’impiego, di sussidio, di esonero dalle tasse; accogliere, esaudire, rifiutare, respingere una d.; è stato trasferito per sua d. (meno corretto a, su, dietro sua domanda). In diritto, d. giudiziale, atto introduttivo del giudizio, con il quale l’attore enuncia la sua richiesta e i fatti su cui essa si basa, e chiama davanti al giudice il convenuto perché esponga, se crede, le sue difese, e in ogni caso sia soggetto alla pronuncia che il giudice emetterà. 3. Nel linguaggio econ., richiesta di beni o servizî sul mercato, accompagnata dalla disponibilità a pagarne il relativo prezzo unitario (d. solvibile); più precisamente, e in contrapp. a offerta, quantità di una merce che potenziali acquirenti desiderano effettivamente acquistare e che dipende dalle loro preferenze, dai loro redditi e dal prezzo degli altri prodotti oltre che dal prezzo della merce stessa: la d. di abitazioni; l’andamento della d. di carne bovina; la crisi della d. dell’alluminio; la d. di denaro liquido; la d. di agrumi è stata ieri di gran lunga inferiore all’offerta, ecc.; d. individuale, la quantità di un bene richiesta da un singolo consumatore: è espressa da una curva di d. (inclinata verso il basso da sinistra a destra) che esprime la relazione tra il prezzo del bene e la quantità domandata (per l’elasticità della d., v. elasticità); prezzo di d., il prezzo che un individuo è disposto a pagare in un dato momento per una determinata quantità di un bene; d. interna, limitata all’interno del mercato nazionale; d. globale, il totale delle domande delle diverse persone per i diversi prodotti: si riferisce quindi ai consumi pubblici e privati, agli investimenti e al saldo del commercio con l’estero; in partic., nell’analisi keynesiana, d. aggregata, il valore di tutte le spese effettuate in un’economia e che, assieme all’offerta aggregata, costituisce il reddito nazionale (a differenza della domanda del singolo agente economico, dipende soprattutto dal totale dei redditi delle persone). Legge della d. e dell’offerta, quella che individua la correlazione negativa tra prezzo e quantità domandata da un lato, e la correlazione positiva tra prezzo e quantità offerta: l’uguaglianza tra quantità domandata per unità di tempo e quantità offerta nello stesso periodo di tempo determina il prezzo di equilibrio. ◆ Dim. domandina; vezz. o spreg. domandùccia.