domicilio
domicìlio s. m. [dal lat. domicilium, comp. di domus «casa» e tema di colĕre «abitare»]. – 1. Luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi: eleggere una città a proprio d.; avere, stabilire, fissare, eleggere il d. in un luogo; d. volontario, scelto liberamente dal soggetto; d. necessario o legale, quando è fissato dalla legge (come nelle ipotesi del minore o dell’interdetto; ciascun coniuge, invece, può avere differente domicilio); d. speciale o elettivo, quando si può o si deve stabilire espressamente per iscritto per determinati atti (atto di opposizione al matrimonio, iscrizione dell’ipoteca, ecc.). In partic.: d. fiscale, quello che ogni contribuente deve avere per tutto ciò che riguarda i suoi rapporti con l’amministrazione finanziaria; domicilio di soccorso, appartenenza di una persona a una comunità territoriale alla quale, in caso d’indigenza, incombe l’obbligo del suo mantenimento e della sua sussistenza; d. coatto: v. coatto. 2. Casa, abitazione (nel senso concr. e specifico della parola): trasporto, consegna a d., servizio a d.; industria o lavoro a d., la produzione realizzata senza allontanarsi dalla propria casa, ma per conto di un imprenditore che fornisce la materia prima e determina la quantità del prodotto voluto; abbandono del d. domestico, previsto come reato in quanto costituisce violazione degli obblighi di assistenza familiare. In diritto penale, il termine ha significato anche più ampio, potendo indicare (soprattutto nelle espressioni inviolabilità del d. e violazione di d.) non solo l’abitazione ma ogni luogo chiuso di cui la persona si serve per sé, per la propria famiglia e i proprî beni.