donna-bomba
loc. s.le f. Attentatrice imbottita di esplosivo che perde volontariamente la vita nell’azione terroristica da lei compiuta. ◆ Ancora donne-bomba, ancora un massacro di matrice islamico-cecena, ancora sangue sulla Russia: due kamikaze si sono fatte esplodere ieri, uccidendo almeno diciotto persone, in mezzo a una folla di giovani assiepati dinanzi ai cancelli dell’aerodromo di Tushino, alle porte di Mosca, per assistere a un raduno di musica rock. (Resto del Carlino, 6 luglio 2003, p. 2, Primo piano) • Le donne sono portate al «martirio» dalle umiliazioni familiari e personali […] o costrette, alla lettera, con il ricatto: è il caso di molte cecene rapite, drogate e violentate e della prima «martire» di Hamas, Rim al-Riashi, adultera, pare, e quindi messa dal marito militante di fronte alla scelta tra farsi shaida o essere vittima del buon vecchio «omicidio d’onore». Del resto alla donna-bomba si è arrivati relativamente di recente, e in un’ottica residuale: tuttora l’«indennizzo» pagato alla famiglia è la metà di quello corrisposto per un maschio. (Carla Reschia, Stampa, 1° agosto 2005, p. 4, Estero) • Li definiscono i Romeo della Jihad. Conoscono una ragazza, la fanno innamorare, la spingono verso il qaedismo, la convincono a partire per una missione sacrificale. Amore vero o finto che si mescola a convinzioni politiche. Passione per nascondere un complotto. A volte ci riescono e Giulietta si trasforma in una donna-bomba. In altre si limita ad un ruolo di complice. (Guido Olimpio, Corriere della sera, 18 marzo 2007, p. 14, Esteri).
Composto dai s. f. donna e bomba.
Già attestato nella Repubblica del 25 ottobre 1994, p. 18, Politica estera (Marco Ansaldo).
V. anche uomo-bomba.