dopo-euro
(dopo euro), loc. s.le m. e agg.le inv. Fase successiva all’entrata in vigore della moneta europea; successivo all’Euro. ◆ Tornando a [Romano] Prodi, lui sarà il primo presidente europeo dell’epoca dopo-euro. (Piero Colaprico, Repubblica, 15 aprile 1999, p. 16, Politica interna) • Un altro fenomeno che avviene «in silenzio» in Italia è la perdita di competitività: c’è un rischio di caduta a spirale? «Nel “dopo euro” il fenomeno della perdita di competitività è più lento nel manifestarsi e non determina la percezione di emergenza che in sistemi politici non molto lungimiranti determina l’azione. Differenziali che possono sembrare molto piccoli di inflazione, se mantenuti nel tempo, riducono la competitività nel modo tradizionale, ma anche i ritardi nel far fronte alle necessità di investimenti in infrastrutture, capitale umano, in ammodernamento del sistema, determinano perdite di competitività» [Mario Monti intervistato da Carlo Bastasin e Enrico Singer]. (Stampa, 3 maggio 2001, p. 3, Europa) • «Nel rapporto di quest’anno abbiamo proposto una doppia lettura. C’è un Paese che si sta strutturando in modo eccezionale nel dopo-Euro, con la patrimonializzazione delle famiglie in case ed azioni, con forti spinte di vitalità da parte della media impresa, ampi spazi per i big players. Ed esiste la sua altra faccia: un ammasso cresciuto dal basso, ormai afflosciato, incapace di progettare sfide collettive, molto menefreghista» [Giuseppe De Rita intervistato da Paolo Conti]. (Corriere della sera, 2 gennaio 2008, p. 10, Politica).
Derivato dal s. m. euro con l’aggiunta della prep. dopo, usata con funzione di prefisso.
Già attestato nel Corriere della sera del 7 settembre 1997, p. 25, Economia (Danilo Taino).