dopo-strage
(dopostragi, dopo strage), s. m. Fase politica immediatamente successiva a una strage o a una sequenza di stragi terroristiche o mafiose. ◆ Al Circolo [Ponte della Ghisolfa] è arrivata anche Licia Pinelli, la vedova dell’anarchico precipitato dalla finestra del quarto piano della questura durante un interrogatorio, in quei terribili giorni del dopo strage nel dicembre 1969. (Sicilia, 9 luglio 2002, p. 7, I fatti) • In Europa la vicenda spagnola da una parte (il Governo Aznar ha chiuso in bruttezza con fatali errori nella gestione del dopo-strage), le paure di altri attentati dall’altra, la fatica dell’economia dall’altra ancora, hanno portato a riflussi anti-governativi, evidenti, oltre che in Spagna, nelle elezioni amministrative in Francia e nei sondaggi in Germania e in Italia. (Fabrizio Galimberti, Sole 24 Ore, 23 marzo 2004, p. 1, Prima pagina) • Dal 1993, data di una relazione della commissione su mafia e politica, approvata con larga maggioranza, in omaggio al clima del dopostragi in cui tutti, o quasi, fingono di essere antimafiosi e si professano amici dei personaggi stroncati dal tritolo mafioso che avevano tenacemente avversato in vita, si parla di «responsabilità politica». (Umberto Santino, Repubblica, 5 dicembre 2006, Palermo, p. VIII).
Derivato dal s. f. strage con l’aggiunta della prep. dopo, usata con funzione di prefisso.
Già attestato nella Repubblica del 4 gennaio 1985, p. 7, Politica (Giorgio Petta), nella variante grafica dopo-strage.